La Liste 2017: per i francesi il ristorante migliore del mondo è francese

La Liste, baluardo francese contro la 50 Best Restaurant, ha detto la sua: il miglior chef del mondo sarebbe Guy Savoy de l'Hotel de Monnaie di Parigi, seguito da due ex aequo. Mancano un po' di italiani in lista, e i criteri di valutazioni non sempre sono condivisibili.

La Liste 2017: per i francesi il ristorante migliore del mondo è francese

Poteva forse la Francia, il Paese dell’alta cucina per antonomasia, apprezzata e celebrata in tutto il mondo ma che si sente snobbata dalle guide internazionali (tranne la francesissima Guida Michelin, ovviamente), non avere una propria personale graduatoria dei ristoranti migliori del mondo?

E infatti, per quanto non ancora ufficiali, sono già trapelate alcune indiscrezioni su “La Liste”, classifica francese dei migliori ristoranti internazionali (toh, guarda un po’) inventata di sana pianta nel 2015 per contrapporsi alla più rinomata World’s 50 Best Restaurants, che proprio quest’anno ha visto affermarsi come ristorante numero uno del mondo l’Osteria Francescana di Massimo Bottura.

Mancano alcune ore alla presentazione, ma sappiamo che, questa volta, tra i mille locali presi in considerazione in tutto il mondo, la prima posizione è andata a Guy Savoy, affermato chef con ristorante super costoso (uno dei menu degustazione costa quasi 1.000 euro) all’interno del fantastico Hotel de la Monnaie di Parigi, mentre al secondo posto, ex aequo, si sono classificati Kyo Aji di Tokyo e il raffinato ristorante di pesce di New York Le Bernardin, guidato (ri-guarda un po’) dai francesei Magui le Coze e Eric Ripert.

Al quarto posto troviamo invece Massimo Bottura, classificatosi diciottesimo lo scorso anno e nel 2016 piazzatosi ai primi posti della classifica, assieme, nella stessa posizione, al Celler de Can Roca di Girona e al ristorante Alain Ducasse del Plaza Athénée di Parigi.

Ottimo piazzamento anche per il ristorante Da Vittorio della famiglia Cerea, salito al nono posto dal novantesimo dello scorso anno, posizione condivisa con altri cinque ristoranti. Tra questi, il Joel Robuchon di Tokyo e l’Hotel de Ville di Crissier, vincitore dello scorso anno purtroppo con tragica appendice: il suicidio nel gennaio 2016 del suo chef Benoit Violier.

Ma anche altri italiani se la sono cavata egregiamente: tra i primi 100, troviamo Le Calandre degli Alajmo al 26mo posto, la Pergola di Heinz Beck al 44mo, Piazza Duomo di Enrico Crippa al 79 posto e Dal Pescatore dei Santini all’87 posto.

Mancano tra i primi cento, rispetto allo scorso anno, il Reale di Niko Romito, La Madia d Pino Cuttaia così come anche Uliassi e Vissani.

Per quanto riguarda la classifica per nazione, l’Italia si piazza al sesto posto con 62 ristoranti (52 nel 2015) tra i mille totali, il Giappone riesce invece a piazzare 116 ristoranti, la Francia 101, gli Usa 81 e la Spagna 64.

L’Italia, però, detiene un primato: quello del maggior numero di locali presenti nella nuova sezione “rapporto qualità/prezzo”, che raccoglie una selezione tra 10.000 locali in 135 Paesi.

Come d’abitudine, nonostante la classifica francese sia soltanto alla seconda edizione, non sono mancate le polemiche, soprattutto riguardo ai metodi di selezione e valutazione dei locali presi in considerazione.

La classifica si avvale infatti di una procedura basata su una media ponderata ottenuta grazie a un misterioso algoritmo che raccoglie voti e valutazioni di oltre 400 guide gastronomiche internazionali, compresa l’italiana Guida Espresso, così come di recensioni provenienti da riviste di settore e siti web specializzati, con un metodo ispirato a quelli che generano il ranking ATP del tennis. Tutte le  informazioni  vengono poi selezionate da un team di esperti presieduta da Philippe Faure, già ambasciatore francese in Messico.

Ma il fatto che più desta perplessità è che pur ponderandone il peso, la guida mette sullo stesso piano pareri professionali e opinioni comuni presenti su siti quali TripAdvisor e Yelp, senza alcun filtro e senza possibilità di risalire all’identità dei votanti anche se, affermano i compilatori de La Liste, questi ultimi giudizi hanno un peso non superiore al 25%.

E del resto, il meccanismo dei 50 Best non è certo molto più chiaro e sofisticato di quello de La Liste, basandosi su scambi di impressioni dei vari coordinatori assegnati alle diverse aree geografiche, al fine di pilotare voti su un determinato locale, senza contare la critica spesso mossa riguardo all’effettiva visita dei locali da parte dei critici stessi.

Metodi non proprio trasparenti o migliori di quanto possa offrire un freddo algoritmo di calcolo.

[Crediti | Link: Le Point, Dissapore]