Birre senza glutine da supermercato: Prova d’assaggio

Prova d'assaggio tra birre senza glutine, tra supermercati e discount: sfida tra Peroni, Daura, Best Brau, Perlenbacher e Alpen alla ricerca della migliore (o della meno peggio).

Birre senza glutine da supermercato: Prova d’assaggio

Supermercati e discount pullulano di prodotti senza glutine, ma lesinano sulle birre per celiaci. Un dato di fatto, stando al triste panorama da scaffale gluten free: posso passare ore a scegliere una merendina, ma se voglio bere è meglio che mi dia al vino.

Non so voi, ma quando mi è stata diagnosticata la celiachia il pane, la pasta e la pizza non sono state le prime tre cose a venirmi in mente in fatto di rinunce. È stata la birra. Certo, la deformazione professionale ha giocato un ruolo importante e così l’avere un microbirrificio artigianale in famiglia. Insomma: oltre il danno, pure la beffa. Per non dire altro.

In tutta sincerità, se posso scegliere, scelgo una birra artigianale senza glutine (ce ne occuperemo, e assai più volentieri), ma per questa Prova d’assaggio ho cercato di capire come si sta muovendo l’industria brassicola sul gluten free e quali prodotti propone tra le corsie della GDO (grande distribuzione organizzata). Un occhio di riguardo per il prezzo perché – lo sappiamo – quanto l’abominevole costo dei prodotti senza glutine sia sempre da tenere presente.

Criteri di giudizio e contendenti

cinque bottiglie di birra senza glutine da supermercato

Per questa prova d’assaggio di birre senza glutine ho scelto prodotti comunemente reperibili sugli scaffali delle più conosciute catene di supermercati e discount come Esselunga, Pam, Coop, MD, Lidl ed Eurospin. Poi ho stabilito i criteri di giudizio per trovare la migliore birra da supermercato senza glutine tra Peroni, Daura, Best Brau, Perlenbacher e Alpen per:

  • Packaging
  • Caratteristiche visive
  • Gusto e olfatto
  • Ingredienti
  • Grado alcolico
  • Prezzo

In questo specifico caso, non ho inserito come criterio l’erogabilità da Registro del Ministero della Salute poiché – come noi celiaci ben sappiamo – gli alcolici non fanno parte degli alimenti mutuabili.

La migliore birra senza glutine tra supermercati e discount

5. Perlenbacher

perlenbacher: packaging e bottiglia

  • Packaging: riprende il color arancio della linea Free From di Lidl. Compaiono sia la scritta senza glutine, sia il logo della spiga barrata. Al centro, il claim “Birra Premium”, dicitura destinata alle birre industriali qualitativamente superiori.
  • Caratteristiche visive: dorata, con schiuma poco persistente.
  • Gusto e olfatto: il malto, molto presente al naso, si ripresenta preponderante al palato. È poco gasata e ha corpo slavato, inconsistente. Di amaro, neanche una traccia.
  • Ingredienti: acqua, malto d’orzo, granturco, luppolo.
  • Grado alcolico: 4,8%
  • Prezzo: 2,29€ per 3 bottiglie di birra da 33cl

Perlenbacher: bicchiere pieno e bottiglia

Giudizio finale: fanalino di coda per la Perlenbacher prodotta per la linea Free From di Lidl. Una birra deglutinata che non ha carattere e men che meno pretese. E dire che era premium . . .

Voto: 4/10

4. Alpen

Alpen: packaging e bottiglia

  • Packaging: Alpen sceglie rosso e oro per incorniciare il suo veliero. Anche qui compaiono sia la scritta senza glutine, sia la spiga barrata. Oltre la dicitura premium, è segnalata la produzione in Italia.
  • Caratteristiche visive: la schiuma è più compatta e chiara rispetto alla Perlenbacher. Versandola nel bicchiere non si vedono bolle di gasatura in sospensione.
  • Gusto e olfatto: al naso prevale il malto che ritroviamo sul finale del sorso. All’entrata in bocca è, invece, moderatamente amara e gasata. Cade sul corpo, davvero troppo rotondo e strutturato; dopo qualche sorso è stucchevole.
  • Ingredienti: acqua, malto d’orzo, granturco, luppolo.
  • Grado alcolico: 4,8%
  • Prezzo: 2,89€ per tre birre senza glutine da 33cl

Alpen: bicchiere pieno e bottiglia

Giudizio finale: qualche miglioramento per la Alpen di MD, rispetto alla Perlenbacher di Lidl. Ma da una birra bionda da supermercato ci aspettiamo sia leggera e beverina (a meno che non scegliamo consapevolmente una birra Tripel).

Voto: 5/10

3. Best Brau

Best Brau: packaging e bottiglia

  • Packaging: sviluppa un concept pensato per la linea Amo Essere Senza Glutine di Eurospin. Grafica semplice, con scritta e spiga barrata.
  • Caratteristiche visive: schiuma poco persistente; scende quasi subito. È molto evidente la gasatura.
  • Gusto e olfatto: non si risparmiano gasatura (… molta gasatura) e malto. Come le più conosciute birre industriali è beverina e ha un corpo leggero che chiama il sorso.
  • Ingredienti: acqua, malto d’orzo, granturco, luppolo.
  • Grado alcolico: 4,8%
  • Prezzo: 2,29€ per 3 bottiglie di birra senza glutine da 33cl

Best Brau: bicchiere pieno e bottiglia

Giudizio finale: per gusto personale, non l’ho amata moltissimo. C’è da dire che, in generale, tifo più per il luppolo che per il malto, quindi l’ho trovata piuttosto dolciastra e poco godibile. Ripeto: per me.

Voto: 6/10

2. Daura

Daura: packaging e bottiglia

  • Packaging: il packaging è funzionale grazie alla maniglia in alto che permette di sollevare la confezione di quattro bottiglie. Daura punta all’affidabilità del marchio mettendo in evidenza tutti i premi vinti tra il 2011 e il 2014 e raccogliendoli sotto il claim “The world’s most award-winning gluten free beer” (ovvero, “La birra senza glutine più premiata al mondo”). Oltre scritta e spiga barrata, è evidenziata la presenza di glutine come minore di 3ppm.
  • Caratteristiche visive: ottima schiuma, compatta e persistente. È dorata, con leggera velatura; un po’ meno trasparente rispetto alle industriali tipicamente superfiltrate.
  • Gusto e olfatto: Il profumo è maltato, ma l’entrata in bocca e il retrogusto sono dominati dall’erbaceo dei luppoli. Secca e astringente, ha una buona bevibilità.
  • Ingredienti: acqua, malto d’orzo, riso, luppolo.
  • Grado alcolico: 5,4%
  • Prezzo: 5,56€ per quattro birre senza glutine da 33cl

Daura: bicchiere pieno e bottiglia

Giudizio finale: il discorso è un po’ quello della Best Brau, ma al contrario. Mi spiego: sono consapevole del fatto che la Daura mi sia piaciuta perché molto spinta sull’amaro rispetto alle altre. Ma sono altrettanto consapevole del fatto che per chi non ama il luppolo e le note erbacee risulterebbe stucchevole. Per cui, direi che è un pari merito. Occhio al prezzo!

Voto: 6/10

1. Peroni

Peroni: packaging e bottiglia

  • Packaging: anche Peroni sceglie il rosso. E il verde, che – si sa – fa sempre un po’ farmacia quindi ottimo per celiaci e salutisti della domenica. Ci sono sia la scritta che la spiga barrata. Per il resto, la linea è un po’ quella della Daura di Damm: costruire affidabilità di marca con un bel “Prima classificata tra le birre lager senza glutine a bassa gradazione”, corredandolo di medaglia in grafica del World Gluten Free Beer Award 2017.
    In alto a sinistra, si trova anche un altro claim: 100% malto italiano. L’unica, tra tutte, a scrivere due righe di storytelling sul retro della bottiglia e cercare di umanizzare, raccontare un’impresa al consumatore.
  • Caratteristiche visive: appena versata ha parecchie bolle di gasatura in sospensione. È dorata, limpida. La schiuma è chiara; scende troppo veloce e non si compatta.
  • Gusto e olfatto: profumi di malto in prevalenza; al sorso ha una buona gasatura. L’erbaceo dei luppoli riempie la bocca, ma è equilibrato sul finale senza chiudere sull’astringente.
  • Ingredienti: acqua, malto d’orzo, granturco, luppolo.
  • Grado alcolico: 4,7%
  • Prezzo: 2,60€ per tre birre da 33cl

Peroni: bicchiere pieno e bottiglia

Giudizio finale: la più equilibrata. Quella che non è stucchevole, che un sapore ce l’ha e non è né troppo sbilanciato sul dolce, né sull’amaro. È pensata per tutti. Beverina, leggera con un buon corpo.

Voto: 7/10

La birra senza glutine non è una priorità dell’industria

(con buona pace dei finti celiaci)

Stando al nostro confronto, Peroni senza glutine vince. Perché ha puntato all’equilibrio e ci è riuscita, producendo una birra per celiaci di gusto non troppo dissimile dall’originale. Vince facile, però, senza i suoi classici competitor.

Voglio dire, come mai in Italia i marchi brassicoli industriali – Moretti, Nastro Azzurro, Ceres etc. – non competono per il mercato del senza glutine che ha iniziato a espandersi già da 5-7 anni a questa parte?

Naturalmente, ho cercato le possibili risposte:

  1.  400mila diagnosticati celiaci (compresi i bambini, quindi gli esclusi dal target di riferimento) più 200mila che ancora non si spiegano come mai hanno mal di pancia dopo lo spaghetto aglio, olio e peperoncino, non sono un bacino di mercato così ampio da meritare una produzione dedicata;
  2. il celiaco non è un bevitore assiduo e molti escludono la birra deglutinata dalla dieta, così come altri alimenti prodotti allo stesso modo, perché anche la minima presenza di glutine scatena l’intolleranza e il malessere fisico. C’è il rischio di ritrovarsi con molte bottiglie invendute e prossime alla scadenza;
  3. la birra non è mutuabile, pertanto il bacino di mercato potrebbe ridursi ulteriormente a chi soffre di gluten sensivity e non dispone di 90€ mensili per comprare alimenti senza glutine, quindi è abituato a pagare anche cifre da capogiro a differenza del celiaco;
  4. in conseguenza al pubblico esiguo, ideare una specifica linea di birre senza glutine, per non ledere l’immagine del brand principale, potrebbe rivelarsi più una spesa che un investimento oculato. Detta meglio: nell’immaginario comune, il celiaco è associato a un essere umano fragilino, da verdure bollite e brodo di pollo. Quando a marzo 2019 c’è stata l’effettiva riduzione dei tetti di spesa e l’esclusione degli impanati dagli alimenti mutuabili, guai a chi azzardava contrarietà. Siamo celiaci, siamo malati, il fritto fa male, niente fritto. Perfetto, non è così. Ma per la birra potrebbe valere lo stesso discorso. È un plus ed è alcolica, concetti non salutisti nella visione generale del mondo, anche se il consumo è responsabile (tra l’altro, la birra ha meno calorie di un succo di frutta). Ecco perché l’industria potrebbe voler mantenere il marchio, ma commercializzare una linea specifica di prodotto. Non ne vale la pena?

In tutto ciò mi domando, ancora: i finti celiaci, quelli che millantano problemi allucinanti dati dal glutine a fronte di una malattia mai diagnosticata, cosa si bevono? Perché quasi il 20% degli italiani acquista e consuma prodotti senza glutine (senza essere intollerante): sono tutti astemi, si accontentano della Daura oppure per la birra fanno un’eccezione, dimostrando a sé stessi di non essere realmente celiaci?

[Foto: Marianna Bottero per Dissapore]