“Dedicata a te”: la card per la spesa del governo Meloni è una buona idea?

La social card "Dedicata a te" è davvero la risposta più efficace all'inflazione? E finirà nelle tasche giuste?

“Dedicata a te”: la card per la spesa del governo Meloni è una buona idea?

382,50 euro. A tanto ammonta l’ennesimo generoso gesto dell’ennesimo governo che pensa di risolvere i problemi delle classi sociali più deboli con una Postapay caricata una tantum. La social card del Governo Meloni, “Dedicata a te“, è la fotocopia di una serie di interventi assistenzialisti a cui di tanto in tanto si assiste in Italia, dagli 80 euro di Renzi al Reddito di Cittadinanza. Formule diverse per dire all’incirca la stessa cosa: lo Stato non è in grado di sopperire davvero alle problematiche della fascia di popolazione più in difficoltà, e allora gli regala una mancia più o meno cospicua, sperando di tenerla buona fino alle prossime elezioni. Tutto già visto, a parte il fatto che stavolta l’operazione ha un orribile nome da soap opera di bassa categoria.

Come funziona “Dedicata a te”

La Carta Dedicata a Te è la carta di pagamento prepagata sulla quale è precaricato un contributo «una tantum» di 382,50 euro, destinato all’acquisto dei soli beni alimentari di prima necessità (anche se non proprio tutti tutti).
Possono beneficiare della Carta Dedicata a Te i cittadini appartenenti ai nuclei familiari (composti da almeno tre persone), residenti nel territorio italiano e titolari di una certificazione ISEE ordinario, in corso di validità, con indicatore non superiore ai 15.000 euro. Tutti, ad eccezione di quelli che già prendono il Reddito di cittadinanza, il Reddito di inclusione o qualsiasi altra misura di inclusione sociale o sostegno alla povertà.

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Si ritira in posta e si può utilizzare a partire dal mese di luglio. Per attivarla è necessario effettuare un primo pagamento con la carta assegnata entro il 15 settembre 2023, pena la non fruibilità della carta e la conseguente decadenza dal contributo. Semplice, tutto sommato.

382,50 euro sono sufficienti?

spesa scontrino

Meglio che niente, si dirà. Insomma, perché bisogna capire l’effettiva utilità di un contributo che allo stato costa 500 milioni di euro per il 2023, come da Legge di Bilancio. E forse, quei poco meno di 400 euro erogati una tantum non sono poi la risposta più giusta all’inflazione. Non solo perché non puntano minimamente a risolvere il problema – bensì come molte idee precedenti alimentano solo l’idea di uno Stato assistenzialista, che allunga una paghetta di tanto in tanto, senza neanche la pretesa di un buon voto. Ma anche perché, a ben vedere, quei 382 euro non risolvono minimamente il problema dell’aumento delle spese annue subito da una famiglia a causa dell’inflazione, che viene calcolato per una coppia con due figli a carico in 1.830 euro di spesa in più all’anno, di cui solo 861 euro per rincari di cibi e bevande.

I dubbi di Federcontribuenti

Neanche il tempo di uscire, la social card del Governo Meloni ha già destato qualche dubbio sui rischi di possibili sovrapposizioni, colpose o dolose che siano. Federcontribuenti, in particolare, ha segnalato possibili anomalie sui beneficiari. Secondo Federcontribuenti, “a molti percettori del Reddito di Cittadinanza è stata consegnata alle Poste anche la carta acquisti”. Il consiglio – dice l’associazione – è “di non attivarla, perché poi arriverà una vera e propria mazzata dall’Agenzia delle Entrate e Riscossione che avrà non poche conseguenze sui bilanci familiari”.

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Come a dire: iniziamo bene ma non benissimo. Speriamo che almeno queste card finiscano nelle tasche giuste.