Masterchef Italia 12: l’intervista che non ti aspetti al vincitore, Edoardo Franco

Abbiamo provato a fare qualche domanda diversa al nuovo Masterchef d'Italia, e lui ci ha risposto per le rime.

Masterchef Italia 12: l’intervista che non ti aspetti al vincitore, Edoardo Franco

“Ti prego Edoardo, dimmi qualcosa che non hai detto agli altri, che lo so che è la centesima intervista che fai oggi”. “Eh, in realtà dipende da te: tu chiedimi qualcosa che non mi hanno chiesto gli altri”. Inizia così la mia intervista ad Edoardo Franco, amichevolmente detto Edoavdo, fresco vincitore di Masterchef Italia 12.

E io, già da questi primi secondi, non posso che capire quanto lo avevo sottovalutato. Anvedi Edoardo, direbbe Francescone. Sembra star lì, con la sua frangetta e il baffone anni Settanta e la salopette viola da Teletubbies e tu pensi di avere di fronte uno mica tutto finito, o quantomeno uno da non prendere tanto sul serio. Di certo, lo hanno pensato i suoi avversari, un po’ come accadde a suo tempo per Aquila-Salt Bae.

E invece Edoardo, che parla cinque lingue e ha alle spalle mille vite vissute, è uno che vince Masterchef e che il giorno dopo, il suo primo giorno di interviste, sa pure rispondere per le rime. E ora sono io quella in difficoltà, quella che deve dimostrare di riuscire a chiedergli qualcosa di diverso e di nuovo, tirando fuori dalla Mistery Box gli ingredienti che ho. Così ci provo.

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Sinceramente: pensi che uno come te sia tagliato per la ristorazione? Il lavoro sette su sette, i turni pesanti, tutti i giorni nella stessa cucina, con le stesse persone…

“Io ora come ora non lo so. Ho appena vinto: fammi provare e poi te lo posso dire. Intanto devo trovare un lavoro e cimentarmi in qualcosa di nuovo. Sicuramente, se avrò voglia di farlo lo farò. Diciamo che quando sarò appagato da tutte le esperienze fatte, un giorno, vorrei trovare quell’equilibrio. Quello di chi si ferma, magari si apre un locale, mette su famiglia: in fondo io quelle persone lì le ammiro molto”.

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Vabbe’, ma in questi mesi in cui sapevi di aver vinto ti sarai pure fatto qualche idea su quello che vuoi fare ora, o no?

“Ma sai, io di idee ne ho anche troppe, ma fin quando non ci sono le offerte di lavoro le idee sono solamente aria. Di certo starò lì, tra la cucina, il cibo, gli alimenti, il cucinare”.

Qual è stata la qualità che ti ha permesso di vincere, che non avevano gli altri? 

“Io credo che nessuno abbia niente più degli altri. Però credo di avere avuto una forza importante: ero solido mentalmente, ero un carro armato, sempre a mio agio, carico. Non mi sono mai lamentato, mai abbattuto, a parte sul finale per il dolce. Per tutta la gara sono rimasto in quella modalità, a prescindere da come andava. Ecco: la mia arma in più è stata la mia testa”.

Ho letto da qualche parte che vuoi investire in dei “super sottaceti”: ma sei proprio sicuro?

“Che ti devo dire, mi fate talmente tante domande che ogni tanto non so più cosa rispondere e ne sparo qualcuna. In realtà un’idea c’è, ma non scriverla se no me la rubano (a me l’ha detta, e non sono sicurissima che sia buona, detto tra noi, ndr). Però quelli sono progetti più da investitore: prima di essere un businessman devi fare il business. Fammi trovare un lavoro, mettere da parte un po’ di soldi, e poi deciderò su cosa investire: alla fine, quando mi sono presentato ai giudici io ho detto che volevo essere Joe Bastianich: seguire il modello imprenditoriale gastronomico. Lo so che è un progetto molto ambizioso, ma io non smetto mai di sognare”.

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Mi parli un po’ di quando facevi il rider? 

“L’ho fatto per un anno e mezzo ad Amburgo, andavo in giro in bicicletta. Potevamo scegliere se usare quella elettrica della azienda o la nostra; a me piaceva usare la mia Moutain Bike, perché così mentre lavoravo facevo esercizio e perdevo peso. Lavoravo, guadagnavo e facevo sport nello stesso tempo”.

Detta così non è neanche male…

“Non lo era per niente. È un bel mestiere, guadagnavo 1300 euro al mese lavorando quattro giorni a settimana. Però ero in Germania, lì la situazione è diversa, la burocrazia è semplificata, non saprei dirti se è lo stesso qui in Italia”.

Ne avrai viste di tutti i colori portando il cibo alla gente, o no? 

“Mah, alla fine no. Vedevi qualche scoppiato, qualche scena un po’ così ogni tanto, ma tutto sommato cose normali. Certo, un giorno stavo portando dieci pizze, avevo questo zaino che pesava un sacco. Arrivo all’indirizzo e il signore a cui dovevo consegnarle stava traslocando, e mi chiede se posso pure portargli due scatole. Ma ti pare? Ho pensato: ma guarda questo che c’ha la faccia come il…”

Ti avrà dato la mancia, spero…

“Sì ma che c’entra, significa che non hai rispetto per il mio lavoro. Se vado al ristorante non è che chiedo al cameriere di pulirmi la bocca dopo che mi ha portato il piatto”.

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Tornando alla gara, chi è stato l’avversario che hai temuto di più?

“Me stesso”

Dite tutti così…

“No, ma io lo dico veramente. Il fatto è che io mi sono vinto”.

Vero. Pensa che io ti avevo dato per secondo, e avevo pronosticato la vittoria di Bubu…

“Parliamoci chiaro: Bubu nelle ultime puntate è quello che ha spinto di più, è stato pazzesco. Se ti devo dire di tutti e venti chi apre un ristorante e si prende la stella quello è Antonio Gargiulo, ci metto la firma”. 

A proposito di stelle: con parte dei soldi che hai vinto ci andrai a fare una bella cena?

“Sì, ma prima un weekend con gli amici al mare. Poi anche una cena stellata romantica. Magari da Crippa, che è stato fighissimo. O da Pino Cuttaia, così mi faccio anche un weekendino al mare, o da Uliassi. Mi sa che devo chiedere a Mattia: io da ragazzo i soldi ai miei li chiedevo, ma per andare a far serata, non certo per andare al ristorante stellato”.