Masterchef Italia 9: intervista all’eliminata Annamaria

Annamaria, eliminata dalla settima puntata di Masterchef Italia 9, ci racconta la sua esperienza nel programma, qualche dietro le quinte, i suoi progetti.

Masterchef Italia 9: intervista all’eliminata Annamaria

“Sono orgogliosa del percorso che ho fatto. Di aver condiviso con loro le paure, le angosce, le emozioni, ma principalmente sono fortunata perché ho conosciuto non degli chef famosi, ma dei veri signori come voi”. Il discorso di commiato da Masterchef Italia 9 di Annamaria, la leccese de fuego di questa edizione del programma (eliminata alla settima puntata), è stato uno dei più belli mai sentiti.

Niente rancori (suvvia, è un gioco), niente recriminazioni, solo gratitudine e forse un po’ di sollievo: perché la verità è che forse Annamaria in quel contesto lì, in mezzo a tanti giovani preparati, ambiziosi e pure un po’ spocchiosi, magari si sentiva fuori luogo.

“Dipende. Forse da un punto di vista culinario sì”, ci ha detto all’indomani della sua eliminazione. “Può essere che fossi un po’ svantaggiata, perché in effetti io sono una persona che cucina a casa e loro erano tutti molto preparati. Non ho tecnica, non conosco tanti tipi di alimenti o attrezzi da usare in cucina, non ho mai fatto corsi, non ho letto libri di cucina né ne voglio leggere, e poi i miei impiattamenti erano i più belli di tutti perché proprio non li so fare”, ammette Annamaria.

Ma una cosa la vuole dire. Perché gli altri erano sì più preparati e anagraficamente più giovane, ma spesso e volentieri ha dimostrato di essere in grado di mangiarseli a colazione inzuppati nel caffellatte. “Io sono più giovane di tanti giovani”, dice. E noi le crediamo, dopo averla vista all’opera, tenace, decisa, combattiva e irresistibilmente irriverente, come potrebbe essere una bambina dalle trecce bionde.

Annamaria, nella puntata di ieri (la settima di questa stagione di Masterchef 9) ha tirato fuori il meglio di sé, mostrando quanto aveva lavorato su se stessa, costruendo dentro quella cucina televisiva un percorso di crescita personale. E ha anche fatto capire che lei era lì per giocare, con rispetto e dedizione, ma riportando alla dimensione reale tutto quanto: le prove, il panico, il timore reverenziale nei confronti dei giudici. La verità è che un programma come Masterchef ha bisogno di concorrenti così, per non trasformarsi in una farsa: persone che ci mettono tutto l’impegno del mondo, ma che sanno perfettamente che quella dimensione lì non è reale, è temporanea, e non è quello che conta veramente nell’arco di una vita.

Per questo Annamaria ha sempre avuto con i giudici un rapporto controverso, sempre rispettoso ma mai sottomesso, anche se – dice – “mi sono dovuta mordere la lingua tante volte, perché a casa mia non c’è nessuno che mi dice che ho tagliato male il peperone. Sono tornata indietro nel tempo, e mi sono sentita un po’ scolaretta”.

Bruno Barbieri il suo giudice preferito (“un fuoriclasse”), e poi, in fila, Locatelli (“bello, bello, e bravo”), e infine Cannavacciuolo (che ci sembra risulti più simpatico al pubblico da casa che a quello dentro la Masteclass).

Noi tifavamo per lei, per tutto quello che vi abbiamo raccontato finora. E anche per il modo in cui parla, con sincerità, di chi ha intorno a sé, ben consapevole che non si vive di soli piatti gourmet: “Lasciamola stare un attimo la cucina”, dice, “la cosa più bella che porto con me è l’aver conosciuto delle persone meravigliose all’interno del programma: parlo di persone invisibili, dei ragazzi che lavorano lì e che sono gentili, premurosi e professionali come mai mi sarei aspettata. Mi sono sentita presa per mano da loro, ed è stata la cosa più bella”.

Annamaria esce da Masterchef e torna a fare Annamaria, portandosi dentro la sua esperienza ma senza ambizioni da aspirante chef o aspirante personaggio televisivo, ed è anche per questo che la adoriamo. E se le si chiede se la sua cucina, dopo Masterchef, ha cambiato direzione, quasi si indigna. “Assolutamente no! Io continuo a cucinare come dico io, come voglio io. Voglio continuare a fare i miei piattoni, perché fiori e fiorellini dentro ai piattini a me proprio non piacciono. Forse non ne capirò niente e non lo voglio capire, non mi importa nulla. Io farò sempre i miei 100-150 grammi di pasta con la mia mestolata di sugo. Senza nulla togliere alla cucina gourmet, si chiaro”.