La (buffa) lotta italiana contro la carne sintetica

In Italia anche il neo governo si è fatto promotore di contrastare l'arrivo del "cibo in provetta" sul mercato, a partire dalla carne sintetica.

La (buffa) lotta italiana contro la carne sintetica

L’avete sentita rinominare in qualsiasi modo: carne sintetica, carne artificiale, carne in vitro, carne coltivata, carne in provetta. È proprio quest’ultimo nome che è stato scelto da molti oppositori in Italia per indicare la carne che viene ottenuta da un processo di lavorazione delle cellule staminali. Spesso la carne coltivata (è questo uno dei nomi primari che viene utilizzato per definirla in modo neutro) viene erroneamente confusa con la fake meat (qui abbiamo spiegato le differenze), l’alternativa alla carne creata su base vegetale. Nel caso della carne sintetica però, si tratta a tutti gli effetti di carne ottenuta in modo artificioso, mentre per la fake meat possiamo parlare di prodotti che imitano la carne ma sono 100% plant based, una tipologia di alimento, diversamente dal primo, ampiamente diffusa sul mercato italiano.

Nel nostro paese attualmente la carne che nasce in laboratorio oltre a non essere in circolazione non è ben vista, neppure dal nuovo governo che aveva già contenuto nei suoi programmi elettorali precisi riferimenti al contrasto al cibo sintetico. Il 1 ottobre di quest’anno, Giorgia Meloni ha pubblicamente firmato una petizione promossa da una coalizione contro il “cibo in provetta” e la notizia è stata rilanciata su tantissimi media. L’episodio è figlio dell’intervento del neo presidente all’interno del Villaggio Coldiretti dove Meloni ha parlato agli agricoltori prima della formazione dei nuovi ministeri facendo già riferimenti decisivi al futuro inserimento della sovranità alimentare.

La petizione a cui si fa riferimento è promossa da World Farmers Markets Coalition, World Farmers Organisation, Farm Europe, Coldiretti e Filiera Italia e al momento non è disponibile online, sta invece circolando tra gli addetti ai lavori di Coldiretti nella stessa modalità informale in cui sarà arrivata nella mani di Giorgia Meloni: una lista firme corredata da un flyer che abbiamo potuto visionarie in cui il cibo sintetico è contrapposto a quello naturale e in cui si dice che il primo è “pericoloso, prodotto in un bioreattore da cellule impazzite ed è dannoso per l’ambiente perché consuma più energia ed inquina di più”. Uno strumento che potremmo definire più simbolico che istituzionale, ma che ha comunque fatto decisamente rumore. In ogni caso lo schieramento pubblico di Coldiretti contro la carne sintetica è ben precedente a questo specifico episodio e ha trovato conforto anche nel precedente governo.

Delle associazioni di produttori firmatarie, le prime tre sono organizzazioni internazionali con membri provenienti da diverse parti del mondo, mentre Filiera Italia è figlia dell’esperienza di Coldiretti. Nata nel 2017 dall’incontro tra “agricoltura e industria per difendere la filiera agroalimentare nazionale” sotto la nomina del presidente Luigi Cremonini, già presidente e fondatore di Gruppo Cremonini, colosso italiano nella produzione e vendita di carne bovina, oggi l’associazione è rappresentata da Luigi Scordamaglia, ex Direttore Generale di Assocarni e Amministratore Delegato di Inalca S.p.a., una controllata del Gruppo Cremonini. Proprio nell’ottobre del 2022 Filiera Italia ha accolto tra le sue fila anche McDonald’s Italia che sta perseguendo un processo sempre più riuscito “di italianizzazione dei suoi prodotti”.

Carne coltivata in laboratorio

Coldiretti ha definito un linguaggio molto marcato per la carne coltivata, utilizzando parole come “cibo in provetta” o “carne Frankestein”, ma anche con riferimenti più ampi al latte “senza mucche e al “pesce senza fiumi e laghi” perché, stando a quanto dichiarato dal Presidente Ettore Prandini “La carne in provetta cancella l’identità popolare di una intera nazione. Dietro l’alibi della tutela ambientale si nascondano speculazioni che portano al cibo sintetico”. In questo momento singole realtà di Coldiretti, come quella di Lecco e di Padova, stanno aderendo ai contenuti lanciati dall’organizzazione centrale per ribadire con maggiore veemenza la contrarietà alla carne sintetica con raccolte firme a supporto della petizione, uno degli strumenti di attivismo più utilizzati – è singolare – dalle associazioni animaliste per chiedere lo stop agli allevamenti intensivi oppure alla commercializzazione della carne di cane.

È sempre commissionato da Coldiretti un report divulgato a novembre 2021 in cui si conclude che il 95% degli italiani non solo non si fida della carne sintetica ma non vuole neppure assaggiarla. Secondo i risultati del report che Ixè e Coldiretti hanno divulgato, il 68% aveva dichiarato di non fidarsi delle cose non naturali, mentre il 60% nutre dubbi sul fatto che sia sicura per la salute. Ancora un 42% è sicuro che sia impossibile che la carne artificiale abbia lo stesso sapore di quella vera e c’è anche chi (un 18% degli intervistati) teme per il suo impatto sulla natura.

In conclusione – sebbene non ci sia una conclusione in un tema che vedremo meglio approfondito nei prossimi mesi e che abbiamo già trattato in passato – una delle motivazioni che ha spinto diverse volte le associazioni a schierarsi contro la carne sintetica o il cibo in provetta è, tra le altre cose, che dietro si nasconderebbero importanti interessi economici di multinazionali e manipolatorie strategie di marketing. Dall’altro lato però è bene sottolineare che ci sono comunque altri interessi economici, quelli di allevatori e produttori di carne che difendono la loro sopravvivenza sul mercato. Non è andata così proprio per tutti: in altri contesti, sono stati proprio i produttori di carne a lanciarsi nella sperimentazione della carne sintetica. Sarà bene dunque guardare altrove (in un terreno neutro ad esempio) per capire se la carne sintetica sia il male o bene.