Cosa pensa davvero Carlo Cracco della guida Michelin?

Cosa pensa davvero Carlo Cracco della guida Michelin che a novembre 2017 ha levato una stella al suo ristorante di via Hugo a Milano. L'ex giudice di MasterChef lo spiega in un'intervista a Il Giornale

Cosa pensa davvero Carlo Cracco della guida Michelin?

Immaginate di avere per le mani certe dichiarazione bomba di Carlo Cracco sulle guide. Sulle guide ho detto, quindi certo, anche sulla guida Michelin. E non vi sta sfuggendo, sono pronta a scommetterci, che la guida Michelin ha levato una stella al ristorante milanese di Cracco, rumorosamente, non più tardi di due mesi fa.

Cosa ci fate? Beh, le condividete con i lettori di Dissapore, che domande. Voialtri però seguitemi, sento che non ve ne pentirete.

[Il Buonappetito: Guida Michelin 2018, viva viva Carlo Cracco]

“Cosa pensi delle guide?”, chiede Marco Lombardo all’ex giudice di MasterChef in una lunga intervista per Il Giornale?

Cracco dev’essere il tipo che se gliele fai girare risponde con una domanda: “Quanti ristoranti ci sono in Italia?”. E va anche avanti. “Facciamo circa 20mila. Quanti sono quelli che vanno davvero a provarli?”.

Ormai l’intervista è a parti invertite, l’intervistatore risponde all’intervistato:

“Dicono qualche decina”.

“Secondo me anche meno”, lo corregge Cracco. “E secondo te ci riescono?”. Ecco, adesso arriva il momento in cui Cracco espone la sua tesi:

“Fai il conto: se tu andassi tutte le sere al ristorante sarebbero 365 locali. Fai che i critici siano dieci: sono 3650 recensioni. Ne mancano circa 17 mila. E anche fossero venti…”.

[Guida Michelin 2018: perché Cracco ha perso una stella?]

Chiaro, no? Cracco l’ha appena detto senza dirlo: buona parte delle recensioni che popolano le guide di settore sono inventate, i-n-v-e-n-t-a-t-e.

Sulle guide di settore, ho detto, quindi certo, anche sulla guida Michelin. Non a caso, alla domanda successiva, ovvero: “Quindi ci sono in giro recensioni di cene mai fatte?”, lo chef vicentino risponde così:

“Ti faccio un caso a Milano: l’Essenza. Hanno dato la stella a uno chef che non c’era più, ce n’era un altro. Non penso proprio sia l’unico caso”.

Di cosa sta parlando Cracco?

Della stella che la guida Michelin ha assegnato al ristorante Essenza di Milano, mentre la levava al suo, nonostante si sapesse da mesi dell’abbandono imminente dello chef Eugenio Boer. Che puntualmente, pochi giorni dopo l’assegnazione della stella, se n’è andato dal locale milanese senza dare spiegazioni.

[Via Eugenio Boer da Essenza Milano, ristorante stellato da 15 giorni]

Insomma, sembrava che Cracco l’avesse presa bene, con i sorrisoni distribuiti a microfoni e telecamere nel giorni successivi all’uscita della guida Michelin, ma evidentemente non era così.

Altrimenti alla domanda “Un tuo collega ha detto: «Cracco deve tornare in cucina», perché tanta invidia?”, non avrebbe risposto così:

“È uno che non è mai venuto a mangiare da me: anche quando finivo di registrare Masterchef o Hell’s Kitchen alle 8 di sera, prendevo la moto e venivo qua senza passare da casa. Anche se ero cotto. Io. Ho 16 cuochi e 34 dipendenti, in Galleria ne avrò il doppio: come faccio a non venire? Sull’insegna c’è il mio nome, non quello di un altro”.

La “Galleria” citata è il nuovo grande ristorante che Cracco sta per aprire in Galleria Vittorio Emanuele a Milano dopo 17 anni gloriosi nel simil-bunker senza finestre di via Hugo.

È un altro argomento dell’intervista data a Il Giornale, anche stavolta le novità non mancano:

[Cracco ci dice perché lascia Masterchef. O del nuovo ristorante in Galleria]

“Cinque piani, uno completamente nostro per la produzione di pasticceria e cioccolateria. Sotto una cantina, pazzesca, da visitare e dove comprare. E per il pubblico due bar, la sala e anche un piccolo spazio eventi: penso lo chiameremo Salone Particolare. Con una vista incredibile sulla Galleria”.

A sentir Cracco sembra che ci aspetti davvero qualcosa di grandioso, non certo un capriccio a coronamento di una grande carriera, ma una vera necessità:

“Non avevo più spazio e non volevo più mandar via le persone. E non si possono chiedere 200 euro senza dare in cambio comodità: adesso avrò il caffè, la pasticceria, una cantina che a Milano credo non abbia nessuno. Avrò i servizi, il fumoir per esempio: io non fumo, ma non sono un medico, devo dare a chi paga la possibilità di non avere disagi”.

Nel frattempo però sembra essersi fumato la guida Michelin.

[Crediti | Il Giornale]