Expo 2015: persi anche Cracco e Colagreco, ufficio stampa me la pagherai

Expo 2015: persi anche Cracco e Colagreco, ufficio stampa me la pagherai

Dico solo: branzino in bagna cauda. Dico solo (Carlo Cracco) e Mauro Colagreco, uno dei pochi chef ai quali potrei chiedere un selfie andando oltre le mie ataviche timidezze e magari persino un anti-contemporaneo autografo. Il fatto è che mi sono fatta fregare dall’ufficio stampa di Expo 2015, col quale è più difficile interagire che con Papa Francesco.

Mi sono fatta fregare perché, in attesa del mio pass stampa (del quale ho perso le tracce da tempo immemore e del quale non riesco nemmeno ad avere notizie telefoniche) ho perso una di quelle cene da personale palmarès.

E’ accaduto tutto poche ora fa: era ieri, quando intorno a mezzogiorno si consumava la mia più grande sconfitta da Esposizione Universale. Io non c’ero mentre Mauro Colagreco, insieme a Carlo Cracco, preparavano un pranzo a quattro mani, per i fortunati che si erano accaparrati i posti all’evento degli eventi per Identità Expo.

Per questioni di principio (stupida, stupida me!) io non ero tra quelli che hanno messo le loro gambe sotto il tavolo e si sono lasciati cullare dal sogno gastronomico di uno dei big della cucina internazionale. In realtà Cracco sostituiva lo chef Emanuele Scarello, che ha dato forfait per motivi di salute, ma questo aggiunge solo un tocco vipparolo, io puntavo a Colagreco si è capito?

Cracco e Colagreco a Identità Expo

No, al Ristorante Mirazur di Mauro Colagreco a Mentone non ci ho mai mangiato, ma è il cuore a parlare: ci sono empatie gastronomiche che senti anche da lontano, anche solo osservando le foto dei suoi piatti, anche solo facendoti suggestionare le papille guardando qualche video su Youtube.

Forse intendeva questo mia nonna quando da bambina mi diceva “hai gli occhi più grandi della pancia”. Ma io, al pranzo di ieri dovevo esserci, mannaggia.

Ovviamente, come nella migliore tradizione gourmet vojeuristica che mi contraddistingue, non mi sono certo risparmiata le auto-pugnalate al cuore e ho seguito in tempo reale tutto il pranzo attraverso Twitter. Il tutto, ovviamente, nutrendomi di un toast non molto ben riuscito per faumentare il gap e la frustrazione, che poi me la sono meritata (ma l’ufficio stampa non lo perdono ugualmente).

E quindi, per fare un po’ male anche a voi, ecco cosa ci siamo persi.

Innanzitutto il menu, lo vedete lì sopra.

Inizia Craccone nazionale con qualche cavallo di battaglia.

Carlo Cracco

 

Rifletto: ma quindi l’insalata russa caramellata e l’uovo marinato ancora oggi rappresentano la cucina di Cracco? E’ il pubblico a chiedere sempre gli stessi piatti o, guarda il caso, per comporre il menu a quattro mani queste ricette erano le più adatte alla fusione con i piatti di Colagreco? O forse il fatto di sostuire un altro chef non gli ha dato tempo per studiare qualcosa di diverso?

Non è dato sapere (e te credo, non c’ero!), ma avrei voluto qualcosa nuovo da Cracco, così, sulla fiducia.

Colagreco Cracco, Identità Expo

Colagreco Cracco, Identità Expo

Colagreco Cracco, Identità Expo

Comunque, siamo qui per fare finta di assaggiare altro, quindi andiamo avanti. Il primo piatto dello chef italo-argentino è il branzino con salsa alla bagna cauda.

Colagreco Cracco, Identità Expo

Ecco, potrei uccidere per molto meno. Non è giusto. Me ne pentirò almeno fino alla mia gita a Mentone, perché succederà, eccome se succederà.

Non so, le fotografie sono ingannevoli a volte, ma a voi non sembra meraviglioso? Non il solito piatto piacciono con la ricerca cromatica che poi distrae dall’insieme, guardatelo bene.

Avete sentito che buono? Sigh.

Colagreco Cracco, Identità Expo

Il secondo (e ultimo) piatto di Colagreco era “Fiori d’arancio”, un’evidente proposta indecente dedicata a me (peccato se ne veda poco).

Pare panna cotta, ma non banalizziamo attraverso l’inganno della vista. Cosa poteva mai essere questo dessert? Non lo saprò, ma i miei pensieri sanno volare lontano.

Però, c’è un però. Ma uno chef, pur superstar, è venuto dalla Francia per fare due piatti due? Due e basta, intendo? Chissà se qualcuno riesce a farsi un’idea della cucina di uno chef con soli due piatti, di cui un dessert.

Dubito, in realtà, ma se è vero che io ho sognato papille in estasi solo guardando qualche foto su Twitter, allora tutto è possibile.

Sono io, la matta? Comunque, ufficio stampa di Expo me la pagherai cara.

[Crediti | Link: Dissapore, immagini: Identità Golose]