La guida foodie ai posti dove rompere il ghiaccio

La guida foodie ai posti dove rompere il ghiaccio

Non mi accusate di interesse privato in atti di post: non cerco nuovi partner, non sono una wedding planner, non ho intenzione di aprire un’agenzia matrimoniale che propone incontri con ragazze e ragazzi russi, disponibile catalogo fotografico. Vorrei solo finire quel che ho iniziato.

Che poi era un test di fidanzabilità al primo appuntamento, una sorta di dimmi come ti comporti a tavola e ti dirò se siamo compatibili. Ma prima, ancora prima, c’è la scelta del locale. Così ho pensato a una guida dei posti dove rompere il ghiaccio divisa per tipo di foodie, esempio: Cracco va bene se lei è una Televisiva ma sarebbe del tutto fuori luogo portarci il Filieracorta.

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Concentratevi, per completare la guida, sia ai gastrotipi che ai locali adatti, ho bisogno di voi.

1) La Televisiva. Ogni volta che vede Alessandro Borghese sul tivù ha un mancamento. Fa sogni erotici sui giudici di Masterchef, sui telechef che infilano nel sac à poche cibi di qualsiasi consistenza, grembiuli e mestoli da cucina sporcati di panna montata. L’attrazione morbosa per Chef Rubio su Facebook è al limite dello stalking.

Dove rompere il ghiaccio. Facile, a Milano o in zone limitrofe: Cracco e il D’O di Davide Oldani sono perfetti. Ma il capolavoro è la cena –con ovvio pernottamento– nel ristorante italiano di Joe Bastianich, l’Orsone di Cividale del Friuli. Le sembrerà di essere sul set di un nuovo programma, non prendetevela per gli sguardi languidi che rivolgerà al suo idolo, anzi, a fine serata, chiedete a Bastianich di autografare Restaurant Man, il suo libro, e regalatelo alla Televisiva. Vedrete, saprà come ringraziarvi.

2) Il Viaggiatore. Arriva in un posto nuovo e cerca il mercatino rionale prima ancora dell’albergo. Ai corridoi di un museo preferisce gli scaffali del supermercato bio, tutto sommato sceglie i viaggi in funzione del cibo. L’Italia dei prodotti per lui non ha più segreti: conosce ogni birrificio artigianale con fatturato superiore ai mille euro annui, potrebbe elencarvi i cultivar di oliva della penisola andando a memoria.

Dove rompere il ghiaccio. Portarlo nella taverna greca tanto etnica? Sorriderà beffardo ricordando quando a Santorini ha preso pesci a mani nude. Un sushi bar milanese? Li conosce tutti, forse ci ha scritto anche una guida. Se peruviano o cinese deve essere che sia autentico diamine, il Viaggiatore non sopporta la brutte imitazioni. Spiazzarlo con l’american style è un’idea: dividendo una fetta di cheesecake potrebbe raccontarvi di quella volta che a Brooklyn…

3) L’instagrammatrice seriale. Non legge più i blog fighi, roba sorpassata, ormai solo foodzine straniere. I video degli chef li guarda ancora ma mai su Youtube, preferisce Vimeo. Al ristorante va soprattutto per fotografare – perché se tutti i suoi follower su Twitter non sanno com’era la sua cena, lei non ha effettivamente cenato.

Dove rompere il ghiaccio. Se volete farla felice offritele un weekend a Copenaghen con cena da Geist (no, non al Noma e neanche da Amass, ormai troppo mainstream). Se il budget non lo permette dovreste considerare lo Spinechile Resort dello chef Corrado Fasolato, nel comprensorio collinare/montano a nord di Schio, provincia di Vicenza, la scelta è sufficientemente improbabile e il posto un meraviglioso set fotografico.

3) Lo scenografo. Non cucina, ma come ama dire lui “sperimenta”. Se nelle sue capesante in crosta di qualcosa c’è un effetto involontariamente comico non se ne accorge, a lui preme più precisare che sono “impiattate” con una riduzione di spezie indocinesi. La forma prima della sostanza anche se i suoi piatti sono talmente alti da trasformarsi in sfide alla forza di gravità, in turrite babeli di julienne di sedano rapa.

Dove rompere il ghiaccio. Dove lo porti uno così? Suvvia, siete tipi caparbi, non vi arrendete alla prima difficoltà. Certo, i conti astronomici non devono spaventarvi, per far colpo sullo Scenografo bisogna prenotare a Le Calandre, a Combal.Zero, all’Osteria Francescana di Massimo Bottura. O se volete (potete) al Celler de Can Roca a Girona, in Spagna, anche al Fat Duck di Heston Blumenthal a Bray, nel Berkshire, in Inghilterra.

4) Il Gastrosborone. Ben più importante di quel che si mangia sono gli zeri sul conto (che ovviamente insisterà per pagare liquidando le vostre proteste con gesto fermo e virile della mano). Oltre alla possibilità di ordinare Bollicine dalla pronuncia francese più arrotata possibile, solo per la soddisfazione di dire “E adesso, Champagne”.Versione maschile della Gastrosborona, che se non è almeno un due stelle Michelin vi manda in bianco.

Dove rompere il ghiaccio. Servono grandi budget ma considerateli un investimento, il Gastrosborone sa essere riconoscente, e gusti leggermente fané. Bene i classici: Da Vittorio a Brusaporto Bergamo, Da Romano a Viareggio, o se proprio non badate a spese il proibitivo Pinchiorri a Firenze. Anche La Pergola a Roma.

5) Il Collezionista. Sui suoi scaffali 9 su 10 sono libri di cucina scritti da chef internazionali o monografie del tipo “La pasta choux”. Dalle pareti occhieggiano rami di ogni forma e utilità. L’utensileria nei cassetti meriterebbe di stare in una teca: pelatopinambur, denocciolatori a energia solare, spezie monodose in barattoli da antiquario. Maniacale come un Annibal Lecter dei fornelli. Arguto, spesso sapiente, può essere più pesante di una parmigiana di peperoni.

Dove rompere il ghiaccio. Sorprendere il Collezionista è impossibile. Avete una sola possibilità. A Parigi ha appena aperto il primo bistrot con menù a base di insetti. “Le festin nu”. Sappiate però che ne farete un raccoglitore di cavallette, vermi, scarafaggi e scorpioni. Contenti voi.

6) Il Filiera Corta. Camicie di lino e maglioni d’alpaca. Birkenstock d’estate – ma anche d’inverno, colpa del riscaldamento globale. Passa i pomodori ad agosto, è gran cercatore di funghi e more di rovo. Leggermente maleodorante, scappa se sente puzza di gastrofighettismo, lo troverete abbracciato al panetto di pasta madre. Rassicuratelo continuamente.

Dove rompere il ghiaccio. Non funziona il posticino bio (“Il biologico? Un sistema lucroso e fintamente etico”). Meglio una classica, rassicurante Osteria Slow Food. Lo conquisterete puntando verso la trattoria Pegaso, a Gavardo, sul lago di Garda, ma La tana degli orsi e Pratovecchio (AR) o L’angolo d’Abruzzo a Carsoli (AQ) andranno benissimo.