Cosa succede -dopo- se troviamo un topo nelle patatine?

Cosa succede -dopo- se troviamo un topo nelle patatine?

Il mondo della patata è in continuo subbuglio. Orsù, non fate i maliziosi, Rocco Siffredi non c’entra. In principio fu il cioccolato delle Fonzie Choco, poi vennero le ardite combinazioni di Carlo Cracco con le patatine San Carlo, oggi a catturare l’attenzione in materia di snack è l’abbinamento con il topo. Topo vero eh,  fritto e trovato morto stecchito dentro un sacchetto di patatine in apparenza innocuo.

Ecco, ci siamo sempre chiesti come vanno a finire certe storie assurde dopo essersi prese la prima pagina dei giornali. Scattano le denunce, qualcuno paga? Nella nostra ingenuità abbiamo immaginato rimborsi milionari, o almeno un vitalizio sotto forma di patatine (al netto della sorpresa però).

[related_posts]

Non sempre va così. Non in Italia, almeno. La vicenda risale a due anni fa, precisamente al 16 maggio 2012, quando due fidanzati di Spinea, in provincia di Venezia, comprano un sacchetto di patatine “Country Pizza”, confezionate da Bag Snacks, una società di Galliera Veneta. E con il più classico dei WTF, tra una patata e l’altraestraggono dal pacchetto un topo fritto praticamente mummificato.

La ragazza sviene subito, per rianimarla servirà il Pronto Soccorso.

Come chiunque di noi i due ragazzi non si capacitano dell’accaduto, la comprensibile e schifita sorpresa dell’inizio lascia il posto alla rabbia: il responsabile non può passarla liscia, deve pagare.

Risultato: fanno causa alla Bag Snack.

Una prima perizia dimostra che il topo è finito nel sacchetto durante l’imballaggio. L’amministratore della società  Italo Girolimetto  e Nicoletta Gagliardi, responsabile del controllo qualità, che per difendersi evocano il sabotaggio industriale della concorrenza, devono alla coppia un risarcimento di 3500 euro a testa.

Non sarà milionario, ma come rimborso è meglio di niente, anche se il trauma da sacchetto chiuso affliggerà i due per tutta la vita.

I due dirigenti della Bag Snacks tuttavia non ci stanno, e a sorpresa si oppongono alla sentenza rivolgendosi all’Istituto Zooprofilattico di Legnaro. Che per non lasciare niente di intentato esegue una specie di prova del nove che scagiona completamente la società veneta: frigge cioè un secondo topo.

Così dimostrando, fate attenzione, che mentre le patatine friggono per 12 minuti secondi a 198°C, la cottura perfetta del topo prevede una buona mezz’ora in padella.

I tempi sono incompatibili, cari fidanzatini di Spinea, il vostro risarcimento è annullato.

Bene, anzi male. Chi come noi era curioso di scoprire come vanno a finire certe storie assurde, che possono capitare a chiunque, sappia che spesso si chiudono con un nulla di fatto. Si rischia d’ingurgitare brandelli di topo fritto insieme alle patatine, senza neanche la soddisfazione di ossigenare la propria Visa.

[Corriere Veneto]