Allevamento di pollame, i rischi climatici potrebbero essere fatali: previste perdite per 23 miliardi

Il futuro per l'allevamento di pollame pare piuttosto incerto: i rischi climatici potrebbero far crollare i profitti.

Allevamento di pollame, i rischi climatici potrebbero essere fatali: previste perdite per 23 miliardi

Pare che il futuro dell’allevamento del pollame si stia configurando con connotati sempre più incerti: oltre a dovere affrontare la più grave stagione epidemica di sempre di influenza aviaria, con abbattimenti che ai primi di gennaio ammontavano già a oltre 140 milioni di pennuti, il settore è infatti pesantemente minacciato anche dall’ombra dei rischi climatici. Stando a quanto rilevato dal Climate risk tool della Fairr, la Farm animal investment risk and returns initiative, i costi derivanti o causati dall’imperversare del cambiamento climatico dovrebbero comportare una diminuzione di 23,7 miliardi di dollari degli utili per le 40 maggiori aziende zootecniche entro il pericolosamente vicino 2030.

Allevamento di pollame tra aviaria e rischi climatici: un futuro incerto

influenza aviaria

Scendendo più nel dettaglio, le stime in questione raccontano di perdite nette complessive dello 0,9% per Tyson Foods, il più grande produttore di pollame negli Stati Uniti, del 13,1% per Cal-Maine, il maggior produttore di uova a stelle e strisce – ed è importante notare, in questo contesto, che la crisi delle uova d’Oltreoceano è già iniziata da tempo grazie soprattutto all’influenza aviaria -; e infine dello 0,3% per la brasiliana JBS, che di fatto vanta il titolo di più grande azienda di lavorazione della carne al mondo.

Influenza aviaria, avvenuto il salto di specie: sarà la prossima pandemia? Influenza aviaria, avvenuto il salto di specie: sarà la prossima pandemia?

È bene notare che quanto vi abbiamo appena raccontato – e che vi racconteremo nelle prossime righe – è di fatto frutto di previsioni; ma considerando il progressivo peggioramento delle condizioni climatiche, con la siccità che si configura sempre più come piaga globale ed eventi estremi di ordine climatico che paiono all’ordine del giorno, dobbiamo ammettere che mantenere un cieco ottimismo nei confronti del futuro rischia di rivelarsi una grossolana ingenuità.

Siccità: la Francia è sulla strada per una crisi estiva peggiore a quella del 2022 Siccità: la Francia è sulla strada per una crisi estiva peggiore a quella del 2022

Ma torniamo ai nostri numeri: le previsioni della Fairr indicano che saranno proprio le aziende zootecniche nordamericane a pagare il conto più salato, con una riduzione media dei margini di profitto dell’11%. Una cortesia, quest’ultima, determinata in primis dall’aumento dei prezzi dei mangimi e dall’introduzione delle previste tasse sulle emissioni di anidride carbonica – tant’è che, per mantenere i loro profitti, Fairr consiglia agli allevamenti di pollame di “migliorare le loro strategie di mitigazione e adattamento al clima”. Abbassare la cresta prima che il boia passi a tagliarla, insomma.

Nuova Zelanda, rivista la “tassa sui rutti”: si cerca un compromesso con gli allevatori Nuova Zelanda, rivista la “tassa sui rutti”: si cerca un compromesso con gli allevatori

“Queste cifre evidenziano l’urgente necessità per le aziende produttrici di carne di adattarsi rapidamente o di accettare di pagarne il prezzo finanziario” ha commentato a tal proposito Jeremy Coller, presidente e fondatore dell’Iniziativa Fairr. “Gli investitori, infatti, non sono più disposti a sostenere il rischio finanziario di investire in queste imprese”. In altre parole, spiega Coller, “il fascino degli investimenti in carne e latticini potrebbe avvicinarsi a una data di scadenza, a meno che le aziende non intervengano per affrontare il rischio climatico”.

“Capitalismo carnivoro”, una riflessione brutale su capitalismo e carne “Capitalismo carnivoro”, una riflessione brutale su capitalismo e carne