Nel maggio ’23 Fedez e Lazza lanciano Boem, hard seltzer forte di star power che debutta con la voglia di intercettare un segmento di mercato evidentemente fertile. Un anno più tardi circa Leonardo Maria Del Vecchio si compra la maggioranza in seguito a un aumento di capitale da tre milioni di euro. Ancora un salto in avanti: siamo ai giorni nostri, e il drink nostro protagonsita conta di raggiungere due milioni di euro di fatturato entro la fine dell’anno in corso.
Ci sono stati i growing pains, com’è ovvio, ma tutti previsti e chiamati all’appello durante la stesura del piano industriale: “Siamo stati in perdita e lo saremo anche quest’anno”, ha spiegato il CEO Edoardo Tribuzio ai colleghi di Pambianco Wine&Food. Ma cosa prevede, dunque, il futuro?
L’obiettivo parità e la mossa in anticipo
Gli ultimi anni sono dunque stato periodo di calibrazione, di creazione; e da ora – o comunque nel futuro prossimo, vuole fare intendere Tribuzio – si può cominciare ad ambire a una bilancia colorata in verde. O almeno non in rosso, ecco: la lettura del CEO è di una parità raggiunta entro il 2027, a scanso di una condizione. Quale?
Trattasi di happy problem: un ingresso anticpato – ma non per forza prematuro – in determinati mercati esteri potrebbe cambiare le carte in tavola, com’è ovvio. Nel mirino c’è la terra a stelle e strisce. “A settembre verificheremo a che punto saremo con gli accordi con le insegne e, se le condizioni saranno favorevoli, potremmo entrare nel 2026; altrimenti sarà per l’anno successivo”, spiega Tribuzio. Ma non è tutto.
Il sogno americano fa gola, ma è in buona compagnia. Ci sono operazioni in Regno Unito, Svizzera, Austria, Paesi Bassi e Finlandia; tutti accomunati dalla stessa traccia tematica – “L’identità italiana deve essere chiara e riconoscibile”. E nel Paese d’origine, nel frattempo, si tenta la crescita rimanendo nel canale Horeca e GDO: di recente Boem ha lanciato due nuove referenze, mango e pompelmo rosa, che si aggiungono al gusto zenzero già presente sul mercato.