Glovo traccia i suoi rider anche quando non lavorano? Un’indagine dice di sì

Secondo un'indagine effettuata dal 2021 al 2023 Glovo traccerebbe i suoi rider anche al di fuori dell'orario di lavoro.

Glovo traccia i suoi rider anche quando non lavorano? Un’indagine dice di sì

Il delivery è un settore che unisce una innegabile comodità a una serie di ingombranti problemi etici che, per il bene della sintesi, potremmo definire “questione rider” – un bagaglio di controversie più o meno note che spaziano dalle condizioni lavorative pericolose (e che non di rado sfociano in  incidenti stradali, pestaggi di gruppo e corse da ultramaratoneti) a un potere contrattuale pericolosamente leggero e spesso macchiato da mancanze e torbidità di vario genere. Un esempio concreto in questo senso ci arriva da un’analisi effettuata tra il 2021 e il 2023 dal team di tracking.exposed, progetto di ricerca sulla profilazione online, che ha preso in esame il funzionamento dell’app Glovo Couriers scoprendo che la posizione del rider viene tracciata dall’azienda anche al di fuori dell’orario lavorativo.

Glovo e il tracking dei rider: i dettagli dello studio

Rider delivery

Per giungere a tali conclusioni il team di tracking.exposed ha di fatto analizzato il flusso di dati raccolti dall’app (che, è bene notarlo, fa parte della dotazione professionale di ogni rider di Glovo) durante il suo normale utilizzo durante l’orario di lavoro e al di fuori di quest’ultimo grazie anche e soprattutto al coinvolgimento di un rider. I risultati, come accennato in apertura di articolo, suggeriscono che l’azienda tracci la posizione dei suoi dipendenti (termine forse un po’ troppo generoso e tecnicamente non del tutto corretto) anche quando l’app è lasciata in background sul dispositivo, e dunque fuori dall’orario dello svolgimento delle consegne.

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Come spiega Wired, in questo caso l’app si “attiva” per chiedere l’accesso alla localizzazione GPS del telefono del rider – tant’è che, come riportato dallo studio in questione, nell’intervallo tra l’una e le tre di notte sono state inviate nove richieste di ricezione del dato GPS.

È per di più bene notare che il tracciamento di Glovo andrebbe a coinvolgere anche una lunga serie di dati secondari, che spaziano dal livello di ricarica della batteria alla velocità di spostamento del corriere, con l’app che andrebbe eventualmente ad assegnare una valutazione in valore numerico alla dicitura experiment score, di fatto diverso dal punteggio di eccellenza regolarmente pubblicizzato da Glovo. Il dubbio, naturalmente, sorge spontaneo: e se questo rating avesse un impatto sulla vita lavorativa (pensiamo, banalmente all’assegnazione degli ordini) dei rider?

La privacy policy dell’app non è per di più chiara nello specificare quali terze parti ricevano la condivisione dei dati raccolti durante l’orario di lavoro: i documenti presentano una lunga e generica lista in cui sono riportati aziende o consulenti fiscali, tributari, assicurativi e legali, così come autorità fiscali o enti per la previdenza sociale, forze dell’ordine e via dicendo; ma l’analisi hanno fatto emergere anche un’azienda a stelle e strisce attiva nell’ambito del marketing, la Braze, che avrebbe accesso anche alle email, numero di telefono e localizzazione dei rider Glovo.