Che ieri siano state assegnate le stelle della nuova Guida Michelin 2026 ormai lo sanno anche i muri (e ve le abbiamo elencate una per una anche noi). In quello che è, piaccia o no, l’evento gastronomico dell’anno (che continua a crescere, sia in termini di notorietà che in fatto di hype, con una celebrazione sempre più elegante nel meraviglioso Teatro Regio di Parma), ci sono stati diversi colpi di scena, alcuni più annunciati di altri.
Le previsioni, come quasi sempre accade, sono state in gran parte disattese, confermando che gli equilibri decisi dalla Guida Michelin sono spesso imperscrutabili e non sempre condivisi dal resto della critica gastronomica nazionale.
Quali sono stati i colpi di scena della Guida Michelin 2026

Noi, personalmente, ce ne andiamo piuttosto soddisfatti da questa premiazione 2026, che consegna (finalmente!) una stella Michelin a Jacopo Ticchi e al suo Da Lucio (che amiamo molto), o al giovane e talentuoso allievo di Carlo Cracco Mattia Pecis. Ovviamente, restiamo soddisfatti anche dalle tre stelle di Michelangelo Mammoliti, che non solo salvano la regione di chi scrive (il Piemonte) dall’ennesima débacle ma che – come abbiamo raccontato il giorno della premiazione – segnano il traguardo di un bel percorso, quello di un giovane ambizioso e fuoriclasse.
Due stelle a Famiglia Rana a Oppeano, con uno chef, Francesco Sodano, di cui già da tempo si dicono cose meravigliose, e due stelle a Davide Guidara per la rivoluzione vegetale che porta avanti a I Tenerumi.
Oltre a questi colpi di scena, poco altro, in verità: nessuna novità, a quanto pare, sulle Stelle Verdi, su cui non è stata data alcuna spiegazione particolare (dunque era solo un restyling grafico?), per esempio, che avevano reso la premiazione Michelin particolarmente attesa quest’anno.
Nessun altro colpo di scena, almeno fino all’arrivo dell’elenco delle stelle perse, che riservano sempre qualche sorpresa, ma quest’anno anche qualcosa di più.
Cos’è successo ad Arnaldo, la stella Michelin più longeva d’Italia

E sì, è vero, Vissani ha perso la stella. Che pure aveva tenuto al petto per ventisette anni. La fine di un’epoca, si è detto, ed è pure vero, perché piaccia o no Vissani è stato il primo degli chef altissimi diventato popolare attraverso la tv.
E per quel che conosciamo Vissani, immaginiamo che ci sia rimasto piuttosto male, o forse no, ha fatto spallucce, tirato qualche parolaccia ed è tornato in cucina.
Ma la vera notizia, da questo punto di vista, è la perdita della Stella Michelin di Arnaldo Clinica Gastronomica, che fino a ieri era il più longevo stellato Michelin d’Italia, presente con il suo macaron fin dal 1959, anno della prima edizione della Guida.
Che Arnaldo, in quel di Rubiera, avesse un’aria un po’ fané non era in dubbio. Ma alla Michelin pareva comunque piacere, in quel caso come in molti altri, quel tocco assolutamente classico e un tantino fuori moda che alcuni ristoranti hanno. E forse, ad ascoltare chi ama luoghi più contemporanei, ce ne sarebbero molti altri da depennare dalla Rossa prima di Arnaldo. Che, al di là della sua cucina o del luogo in cui si trova, sembrava stare lì, in quelle pagine, anche in virtù della sua storicità, di “70 anni di eccellenza”, gli stessi che gli valsero lo scorso anno, nella settantesima edizione della Guida Michelin, un premio alla carriera, con tanto di targa e applausi sul palco.
E chissà cos’è successo, in questi 365 giorni, per far cambiare così radicalmente idea agli ispettori più temuti d’Italia. Da vecchio saggio della gastronomia italiana a non più meritevole di stella in un anno, Arnaldo Clinica Gastronomica è la vera notizia della premiazione di ieri. Che, alla fine, conferma quello che abbiamo detto spesso: Michelin dà, Michelin toglie. A volte, nel giro di soli dodici mesi.

