La birra è in crisi nera, Assobirra chiede di intervenire una volta per tutte

Il settore della birra continua a sanguinare, con vendite ed export in calo e spese in aumento: Assobirra si appella al Governo.

La birra è in crisi nera, Assobirra chiede di intervenire una volta per tutte

Che la birra stia vivendo un periodo di (forte) difficoltà non dovrebbe sorprendere nessuno. Chiaro, una lettura rapida e magari anche distratta dei consumi estivi, evidentemente gonfiati dalle alte temperature che rendevano l’idea di una bionda ghiacciata allettante come non mai, avrebbe potuto convincere del contrario, magari instillando anche un certo ottimismo considerando il buon andamento complessivo del 2022. Numeri alla mano, tuttavia, l’illusione crolla come un castello di carte: il più recente rapporto di Assobirra, infatti, denuncia un crollo delle vendite del 6,6% su base annua per quanto concerne i primi otto mesi del 2023, che per di più accompagna una decrescita ancora più notevole (-7,4%) per l’export nel primo semestre dell’anno in corso.

Come salvare la birra? La proposta di Assobirra

birra

Gli ingredienti della crisi, come sovente capita in situazioni di questo genere, sono complessi e numerosi. In primis occorre valutare la congiuntura sfavorevole di mercato, “drogato” dal tasso di inflazione in crescita che ha mutilato il portafoglio dei consumatori spingendoli ad allontanarsi dall’acquisto di birra (e non solo – il vino, tanto per fare un esempio, sta vivendo una situazione simile).

Il pericolo di una carenza di birra convincerà tutti dell’esistenza dei cambiamenti climatici? Il pericolo di una carenza di birra convincerà tutti dell’esistenza dei cambiamenti climatici?

Altro importantissimo tassello riguarda “le difficoltà dei produttori a causa del consolidamento degli aumenti dei costi di produzione ormai strutturali rispetto al passato”. Il rapporto di Assobirra indica tra i principali indiziati soprattutto il vetro che, tra le materie prime maggiormente utilizzate e chiave per il settore birrario, ha visto aumentare il costo di approvvigionamento più volte nel 2022 (circa +40%) e nuovamente ad inizio 2023 (circa +20%) – rincari a loro volta innescati da altri rincari, come quelli dei prezzi dell’energia.

Non mancano all’appello, poi, gli aumenti ai prezzi del malto d’orzo (+44%; con quest’ultimo che nel corso dell’ultimo biennio si è per di più trovato a soffrire una pesantissima siccità poi peggiorata da temporali e maltempo), del mais (+39%) e dell’alluminio (+20%).

Tutti gli indizi, in altre parole, fanno pensare a un 2023 difficile per il mondo della birra, che in Italia non potrà che fare registrare un segno negativo “che peserà sulle tasche di tutti gli attori del comparto, interrompendo bruscamente la ripresa del 2022 riconquistata con grandi sacrifici dopo i tempi bui del periodo di emergenza da Covid-19” spiega Assobirra in una nota. “Uno stop alla ripresa che rende oggi più che mai imprescindibile un intervento da parte di Governo e Parlamento nei confronti del comparto brassicolo”.

Come? La richiesta dell’associazione è quella di una riduzione “limitata ma strutturale delle accise che ingiustamente gravano sulla birra, l’unica bevanda da pasto che in Italia ne è soggetta. Soprattutto perché sul comparto pende una spada di Damocle: il riaumento delle accise a partire dal 1° gennaio 2024″.