Sotto il vessillo di casa 50 Best si raccolgono prestigio, spettacolo, narrazione. Per la prima volta in Italia – e about time, come ha detto il Director of Content William Drew nel discorso introduttivo -, e più precisamente a Torino. E dalla geometria sabauda emerge un nome: quello del Maido di Lima, miglior ristorante del mondo secondo il verdetto della The World’s 50 Best Restaurants.
Nell’ultimo ventennio la 50 Best ha saputo scolpirsi come una delle bussole più eloquenti e comprensive per le tendenze presenti e future del settore; ma è stata anche (e soprattutto) capace a organizzare un’impalcatura narrativa avvincente e – è il caso di dirlo – spettacolare. Ma bando alle ciance: diamo un’occhiata al vincitore assoluto, alla performance delle insegne italiane e ai premi speciali.
Maido, o il miglior ristorante al mondo
“È difficile parlare”, esordisce chef Mitsuharu Tsumura. Il Maido aveva chiuso l’edizione 2024 a un paio di lunghezze dal podio, quinto posto complessivo, e in passato era già stato premiato come il miglior ristorante del Sud America. Volto noto della classifica sponsorizzata da San Pellegrino e Acqua Panna, Tsumura unisce nella propria cucina la cultura gastronomica peruviana a quella giapponese.
Puntata doppia per il Maido (fun fact: in giapponese significa benvenuto), dunque, che all’alloro della The World’s 50 Best Restaurants 2025 aggiunge – ancora una volta! – la coroncina del miglior ristorante del suo angolo di mondo. Il nostro protagonista rappresenta una vera e propria masterclass della cucina Nikkei, che come accennato unisce due correnti – quella nipponica e quella peruviana – tra loro in un equilibrio che trova corpo in un menu degustazione articolato in oltre dieci portate.
Ancora una volta – il Perù si è guadagnato due medaglie d’oro negli ultimi tre anni, con una “pausa” in mezzo che ha premiato il Disfrutar di Barcellona – conferma il fatto che ai piani alti della ristorazione mondiale la lingua franca è lo spagnolo. E il resto del podio non fa confermare questa sensazione: il Maido è seguito dall’Asador Etxebarri (No.2) ad Atxondo, in Spagna e dal Quintonil (No.3), a Città del Messico.
Come se l’è cavata l’Italia?
L’ultimo biennio in 50 Best è stato piuttosto amaro per lo Stivale. Nella prima edizione ospitata su suolo nazionale, però, c’è un colpo di reni: apre le danze alla sedicesima posizione Lido 84. Vale la pena notare che il ristorante di Riccardo Camanini, pur confermandosi come acuto più alto della rassegna italiana, aveva chiuso la scorsa edizione al dodicesimo posto; e quella ancora precedente qualificandosi come materiale da Top 10.
Segue il Reale di Niko Romito, che migliora marginalmente il 19esimo posto dello scorso anno salendo di un solo scalino: 18esimo gradino complessivo per lo chef abruzzese. Sul margine estremo della Top 20 c’è invece la filosofia Cook The Mountain di Norbert Niederkofler, che con il suo Atelier Moessmer a Brunico migliora sensibilmente la 52esima posizione della scorsa edizione (quando fu new entry più alta della seconda metà della classifica).
Le Calandre, ristorante storico della famiglia Alajmo a Sarmeola di Rubano, è “riemerso” dalla seconda parte della classifica (51esimo posto lo scorso anno) guadagnandosi la 31esima posizione; e scendendo di un posto appena troviamo Piazza Duomo di Enrico Crippa, che continua a salire la classifica saltando grappoli interi di scalini (39esimo lo scoso anno e 42esimo l’anno prima ancora).
A chiudere la rassegna italiana troviamo Mauro Uliassi con il suo omonimo ristorante di Senigalia, che “rimonta” – per così dire – la cinquantesima posizione della scorsa edizione aggrappandosi al 43esimo posto complessivo. E tant’è: l’Italia, è giusto notarlo, era apparsa anche nella seconda parte della classifica grazie al Gatto Verde, locale della “Francescana Family” di Massimo Bottura affidato al talento di Jessica Rosval.
Un’occhiata ai premi speciali
La cerimonia di premiazione di The World’s 50 Best Restaurants è stata accompagnata dalla consueta selezione dei premi speciali: riconoscimenti dedicati a chef, sommelier, o particolari caratteristiche che hanno consentito ad alcuni ristoranti (o ad alcuni individui, per l’appunto) di distinguersi nella classifica sponsorizzata da San Pellegrino e Acqua Panna.
Andiamo un po’ a ritroso, nel senso che può essere opportuno partire dal Woodford Reserve Icon Award – consegnato dalle mani di Ferran Adrià -, assegnato tra le battute finali della serata al dinamic duo di Massimo Bottura e Lara Gilmor. Insomma: nonostante lo chef modenese rientri nella loggia dei “pensionati” della 50 Best, pare che il palco non possa fare a meno della sua presenza. Attrazione magnetica?
Il ristorante Khufu’s, Egitto, si aggiutdica invece il Resy One To Watch Award, consegnato da Chef Virgilio Martinez del Central di Lima (miglior ristorante al mondo nell’edizione 2023, ricorderete); mentre il The Sustainable Restaurant Award, aperto a ristoranti compresi nelle prime (e uniche, a dire il vero) 100 posizioni della 50 Best, è stato consegnato al ristorante Celele di Cartagena, Colombia, forte anche del 48esimo posto complessivo.
Il Champions of Change Award, premio pensato per coloro che, con azioni grandi e piccole, hanno l’ambizione di muovere il pianeta in meglio, assegnato alla chef e attivista australiana Mindy Woods; mentre Pichaya Soontornyanakij, proprietaria di Potong in quel di Bangkok, Thailandia, ha vinto il The World’s Best Female Chef Award. Si tratta della prima chef donna asiatica e tailandese a ricevere questo importante riconoscimento.
Un poco di geoguesser, dunque: il miglior ristorante in Europa è l’Asador Etxebarri (medaglia d’argento lo scorso anno), mentre il The Best Restaurant in North America è il Quintonil di Città del Messico, che per di più uscirà da questa edizione della 50 Best con la medaglia di bronzo al collo; il The Best Restaurant in the Middle East è il Trèsind Studio situato in quel di XX, il Gaggan di Bangkok è stato individuato come il The Best Restaurant in Asia. Nessun premio speciale per chi indovina il miglior ristorante sudamericano.
Il Gin Mare Art of Hospitality Award, consegnato da Soren Ledet del Geranium (che, è giusto notarlo, aveva a sua volta conquistato il premio) al Wing di Hong Kong, che può anche vantare l’undicesima posizione nel ranking finale; l’Ikoyu di Londra si aggiudice l’Highest Climber Award e il Potong di Bangkok riceve da Alain Ducasse l’Highest New Entry Award.
Una rapida occhiata ai premi individuali, infine:Maxime Frédéric del Cheval Blanc Paris si aggiudica il The World’s Best Pastry Chef Award; Mohamed Benabdallah dell’Asador Etxebarri vince il The World’s Best Sommelier Award e Tala Bashimi ha vinto l’Estrella Damm Chef’s Choise Award, consegnato da Albert Adrià.