Salt Bae costretto a tagliare il riscaldamento del suo ristorante londinese (nonostante le bistecche a 700 sterline)

Salt Bae stringe la cinghia? Sì e no: un suo ristorante a Londra ha deciso di spegnere il riscaldamento per risparmiare, ma ha anche fatto profitti da record.

Salt Bae costretto a tagliare il riscaldamento del suo ristorante londinese (nonostante le bistecche a 700 sterline)

Anche nel tempio dorato – letteralmente – della tamarraggine carnivora è stata introdotta la dura legge dello stringere la cinghia? Beh, non proprio – o almeno, non secondo quanto potrebbero suggerire i numeri, ecco. Siamo a Londra, Knightsbridge: con l’inverno ormai pronto a sfumare nelle sue battute finali, Salt Bae decide di spegnere il riscaldamento nel tentativo di risparmiare un poco sulle bollette.

C’è un qualcosa di ironico nel vedere un personaggio che ha fondato l’intera sua notorietà internettiana sull’essere “tanto” – nei prezzi, con bistecche che galleggiano attorno alla soglia delle settecento sterline, nella comunicazione, tra spolverate salate e improbabili invasioni di campo durante la Coppa del Mondo in Qatar, e a quanto pare anche e soprattutto nelle discriminazioni e nella misoginia verso i dipendenti – andare incontro a quello che, al netto del contesto, è pur sempre una forma di ridimensionamento.

Dal menu “low cost” al riscaldamento spento: com’è umano, lei

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La società a cui i ristoranti di Salt Bae fanno capo ha affermato di voler cercare “di migliorare l’efficienza energetica a livello operativo” con sforzi tra cui “spegnere il riscaldamento centralizzato dopo la chiusura o durante le ore di punta quando la domanda di riscaldamento è inferiore”, o ancora spegnere le luci durante le ore di chiusura.

Salt Bae sotto accusa: una sua cameriera è stata costretta a mostrare i piedi a un cliente? Salt Bae sotto accusa: una sua cameriera è stata costretta a mostrare i piedi a un cliente?

Il che, lo ripetiamo, per un personaggio come Salt Bae che ha tradizionalmente amato comunicarsi come un tiranno dell’eccesso si tratta di un imprevisto – se così vogliamo definirlo – piuttosto ironico. D’altro canto, non è certo una novità che dall’altra parte della Manica, da ormai un paio di anni a questa parte, per le attività nel settore dell’ospitalità l’appuntamento con le bollette è diventato sinonimo di serranda abbassata: i dati raccontano che, tra il 2022 e il 2023, hanno chiuso più di dodici attività al giorno.

Facile, dunque, immaginare che anche Salt Bae sia rimasto ingolfato nel cosiddetto caro bollette. I numeri dei suoi ristoranti, però, ci fanno intendere un’altra storia: la società ha affermato che i profitti prima delle imposte sono aumentati del 44% a quasi 3,3 milioni di sterline nel 2022, mentre le vendite sono aumentate di quasi il 66% a 13,6 milioni di sterline nel 2022.

I nostri lettori più informati sull’argomento – e un giorno ci spiegherete da dove deriva tale interesse – potrebbero tracciare un interessante parallelo con la decisione di Salt Bae, presa in tempi relativamente recenti, di introdurre un menu “low cost” (per placare le critiche, beninteso: il nostro protagonista non brilla per spirito munifico, evidentemente). Insomma, piatti più abbordabili, riscaldamento spento per risparmiare sulla luce: il prossimo ristorante, anziché un monumento alla tamarraggine, sarà una più umile rosticceria?