Starbucks: secondo Howard Schultz in azienda “non c’è posto per i sindacati”

Vedremo mai la fine della diatriba tra Starbucks e sindacati? Difficile dirlo. Il CEO Howard Schultz, nel frattempo, ribadisce la sua posizione.

Starbucks: secondo Howard Schultz in azienda “non c’è posto per i sindacati”

Sindacati? Non in questa azienda! Il lancio della linea di bevande al caffè con l’olio extravergine di oliva ci avrà pure distratto per qualche tempo, ma non ci siamo certamente dimenticati della grande – ormai storica? – diatriba che vede impegnati da una parte le forze dei sindacati e dall’altra i piani alti di Starbucks. Un duello combattuto in quel d’Oltreceano ha visto impiegare operazioni di sabotaggio, scioperi organizzati, licenziamenti illegittimi e commenti più o meno paternalisti da parte del CEO Howard Schultz. Proprio quest’ultimo si è reso protagonista di una nuova intervista ai microfoni della CNN in cui ha ribadito, caso mai ce ne fosse il bisogno, che nel colosso del caffè “non c’è posto per i sindacati”.

Starbucks vs sindacati: le parole di Howard Schultz

Starbucks locale

“Un gruppo di persone ha il pieno diritto di presentare una petizione per entrare a far parte di un sindacato” ha riconosciuto Schultz. “Noi, come azienda, abbiamo però il diritto dire che abbiamo una visione diversa, più dinamica, e la nostra storia dimostra il suo successo”. A onore del vero è bene notare che Schultz non ha tutti i torti: Starbucks ha fatto un ottimo lavoro nel restituire al mondo l’immagine di un’azienda progressista che tratta bene i suoi lavoratori e che offre, nel contesto statunitense, una buona assicurazione sanitaria.

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Allo stesso tempo Schultz riconosce che gli sforzi di sindacalizzazione riflettono un macro problema, una questione che trascende i “limiti” della sua stessa azienda. “I lavoratori sono arrabbiati” ha commentato a tal proposito il CEO della famosa sirena in verde. “Non tanto per l’azienda in cui lavorano, ma per la situazione in generale”.

Una lettura, dobbiamo riconoscere, matura e consapevole: per i lavoratori americani – e non solo – la pandemia ha innescato la volontà di chiedere un drastico cambiamento nella cultura del lavoro. I sindacati, in questo senso, offrono un percorso battuto per ottenere un equilibrio migliore tra la vita professionale e quella privata e una retribuzione più alta. Eh sì, impossibile negare la questione economica: anche negli Stati Uniti l’inflazione galoppa, e da tempo ha superato la crescita dei salari.

“Sono rimasto scioccato, sbalordito nel sentire la solitudine, l’ansia, la mancanza di fiducia e di speranza in termini di opportunità” ha commentato ancora Howard Schultz. Il CEO e fondatore del colosso a stelle e strisce, in ogni caso, non molla l’osso: niente sindacati in quel di Starbucks. Una posizione granitica e coerente nel tempo: lo scorso giugno aveva confidato al New York Times di non riuscire a vedersi “accogliere le richieste dei sindacati”; e a ottobre aveva affermato che i lavoratori interessati erano semplicemente “arrabbiati con il mondo”.

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