Amor, il debutto degli Alajmo a Milano, spiegato da Philippe Starck

Amor, il debutto degli Alajmo a Milano, spiegato da Philippe Starck

Philippe Starck, l’archi-star parigino che ha aperto Amor a Milano insieme ai Fratelli Alajmo, ci spiega il nuovo locale, dalla pizza al vapore agli arredi. 

Quello spremiagrumi sembra un ragno, che cafonata! – disse uno
Di un kitsch terribile – confermò l’altro
Almeno fosse di Philippe Starck
Ma è di Philippe Starck
Allora non è kitsch, è trendy!

Migliaia di progetti –inclusi quattro ristoranti per gli Alajmo, i fratelli stellati de Le Calandre, tra i quali il bar di Corso Como 10, simbolo milanese degli anni Novanta trasformato dopo l’inaugurazione di ieri nel bistrot Amor, hanno reso Philippe Starck, 70 anni, parigino, il designer più famoso del mondo. Anzi, la personificazione vivente della categoria designer.

Soprattutto nel bene. E pure nel male: quelli che lo vedono solamente come il decoratore ufficiale del capitalismo, fresco e ribelle nei primi progetti, ripetitivo e imbolsito da anni, non sono pochi.

A noi italiani piace il lato veneziano di Starck. Che da un’infinità di tempo abita (anche) a Burano, piccola isola della laguna, ruvida e non molto ospitale, dove ha trovato il suo paradiso segreto. E un ristorante, Da Romano (quello del fantastico risotto di go), usato per anni come ufficio. Si sedeva al tavolo, lavorava, pranzava, riprendeva a lavorare fino a quando era costretto ad andarsene. Molti progetti famosi sono nati così.

Come ogni volta, anche questo aprile Starck è a Milano per il Salone del Mobile, firma nuovi divani per Driade e Cassina. Farsi raccontare da lui Amor progettato per i fratelli Alajmo (come già il Caffè Stern a Parigi, Amo a Venezia e il leggendario Quadri in piazza San Marco) non è stato malvagio per chi come me ha speso l’adolescenza a ormonare per i suoi oggetti. Sì, anche quelli scultorei e futuristi bollati spesso dai detrattori come “design da incubo”.

“Uno dei miei lavori più importanti è stato uccidere il design. Lo facevano designer di grande talento ma i prodotti erano costosissimi, acquistati da poche persone, molto ricche. Era una premeditazione di elitarismo, significa fregare la gente. Disonesto e molto volgare.

La mia battaglia per un design democratico è iniziata con Kartell, che acconsentì a fare una sedia di plastica a basso costo. Fu un successo tale che iniziai a fare sedie di plastica per tutte le aziende. Cosa che mi permetteva una forza contrattuale maggiore per lavorare sull’abbassamento del prezzo.

I ristoranti di Max e Raffaele Alajmo –Le Calandre e il Caffè Quadri a Venezia– sono meravigliosi ma adatti a clienti facoltosi, così abbiamo voluto sperimentare un’idea in linea con il mio design democratico”.

I prezzi del nuovo Amor sono per Corso Como, strada non esattamente alla mano, una sorpresona: pizza morbida o croccante in spicchi monoporzione, serviti sul vassoio a pranzo e al tavolo la sera (anche da asporto), da 4,50 a 6 euro, spuntini come uova e bacon 6,50 euro, dolci 4,50 euro, cocktail tra i 6 e i 10 euro, centrifughe 5 euro, brioche e pezzi da colazione 2,50 euro.

La pizza al vapore è l’azzardo su cui viene incardinato il menu del locale.

Continua Starck: “In tutti i posti del mondo si trovano versioni alternative della pizza. Americana, hawaiana, francese. La pizza alla veneziana non esisteva. Massimiliano Alajmo ne ha creata una, al vapore. Che come molte cose della sua cucina è leggera e salutista, cotta sotto una cloche al vapore che garantisce la leggerezza di una nuvola. Un cibo democratico che parte dalla ricerca della qualità di Max”.

Dove va cercato l’effetto Starck nel bistrot di Corso Como, aperto tutti i giorni dalle 8 alle 22, e nel weekend anche oltre la mezzanotte?

Secondo il parigino: “nell’anima veneziana”, che tradotto dall’aulico vocabolario dei designer significa tavoloni conviviali in legno e gigantesche maschere dorate –unico decoro acceso dal nitore delle pareti–, pavimento a doghe e lampade nascoste sotto l’improbabile campana di un gelataio.

Starck ovviamente ha fatto a modo suo, orchestrando una sinfonia che ha sì ripulito il vecchio bar, ma riuscendo a sorprendere meno di altre volte. Non parti sempre dai portici di piazza San Marco come per il Caffè Quadri, del resto.

Invece, il momento rivelatore scatta quando capisci che il debutto milanese dei fratelli Alajmo nella Milano scintillante di questi giorni, è un presidio di qualità che nessuno aveva mai visto facendo vasche in Corso Como. Amor costa meno del brunch: se non è cibo democratico questo!