La guida ai ristoranti dell’Espresso fa pubblicità ai ristoranti

Una guida critica ai ristoranti sostenuta, sia pure in parte, con i soldi dei ristoranti stessi? Succede alla Guida ai ristoranti 2018 dell’Epresso

La guida ai ristoranti dell’Espresso fa pubblicità ai ristoranti

 

Valerio Massimo Visintin, critico gastronomico del Corriere della Sera, in perenne total black per proteggere l’anonimato, ha fatto notare una cosa singolare sulla Guida ai ristoranti 2018 dell’Espresso.

Com’è andata la guida ai ristoranti 2018 dell’Espresso, regione per regione.

“Da qualche annata, sta passando sottotraccia l’autentica e rivoluzionaria innovazione di una guida nazionale. Quale? Aver aperto le porte alle pubblicità dei ristoranti”, con l’apparizione nell’edizione attuale della Guida Espresso —fa notare Visintin— di ben 20 inserzioni pubblicitarie di altrettanti locali in giro per l’Italia”.

Un bel pasticcio. Un conflitto d’interessi inedito e sfacciato, ma come, pubblicità dei ristoranti in un una guida ai ristoranti?

Non basta, perché due dei venti inserzionisti a pagamento sono anche recensiti all’interno della Guida stessa, vale a dire l’Hotel Monaco & Gran Canal di Venezia, omaggiato anche di un cappello, simbolo di qualità, e Matteo Morra di Barolo.

E dunque, sovrapposizioni indebite tra coloro che da un lato dovrebbero essere giudicati in modo imparziale ma dall’altro allungano l’assegno per pagarsi la pubblicità nella Guida, meritandosi —ma è tutto da dimostrare— un trattamento di riguardo.

Un esempio?

Secondo Visintin, le camere dell’hotel Monaco, da cui “sprigiona tutta la magia di Venezia”, hanno fatto dimenticare ai curatori, in un eccesso di enfasi, che alberghi e relative camere con vista non sono l’oggetto della Guida, che dovrebbe recensire unicamente locali e ristoranti.

La conclusione di Visintin è lapidaria: “Possiamo apertamente affermare, fino a prova contraria, che quella dell’Espresso è una guida critica ai ristoranti finanziata, sia pure in parte, con i quattrini dei ristoranti stessi”.

Una storpiatura che ha del clamoroso, conclude Visintin:

“E’ impossibile ignorare il problema di immagine e di credibilità che questa sciagurata concessione alle réclame pone pesantemente in tavola. E non c’è autocertificazione che tenga; né valgono pubbliche dichiarazioni di purezza e di virtù, quando si è, nei fatti, al di sotto di ogni sospetto”, continua il critico mascherato.

E allora risuonano stonate le parole che solo lo scorso agosto un fiero Enzo Vizzari, che della guida ai ristoranti dell’Espresso è il direttore, gridava al mondo:

Espresso contro Michelin: la polemica delle guide ai ristoranti.

Come si risparmia nei ristoranti stellati prenotando con Michelin Days.

“Nella nostra guida, nessun conflitto d’interesse, a nessun livello. E questo è importante dirlo con chiarezza soprattutto dopo la svolta di Michelin, che è ora a tutti gli effetti partner in affari con i ristoranti cui dà il voto: attraverso il sito Michelin Days, si prenotano pranzi a prezzo convenzionato nei ristoranti premiati dalla guida con le sue stelle. Più stelle, più prenotazioni, maggiori guadagni per Michelin. Non occorrono commenti”.

Dunque l’eterna e infinitamente più acquistata rivale francese, la Guida Michelin, equiparata a una manica di mercenari colpevoli del più sordido crimine che si possa imputare a una Guida: fare affari con i giudicati.

Un privilegio, ammesso e non concesso che sia così, oggi condiviso secondo Valerio Massimo Visintin, con la Guida dell’Espresso.

 

[Crediti: Corriere della Sera, Dissapore]