Ucraina: come la ristorazione di tutto il mondo sta aiutando, in pratica

Per aiutare l'Ucraina sotto attacco della Russia anche la ristorazione si sta mobilitando, in molti casi, con aiuti che vanno ben al di là di hashtag e simboli.

Ucraina: come la ristorazione di tutto il mondo sta aiutando, in pratica

La guerra della Russia contro l’Ucraina prosegue, e mentre il mondo si chiede come fare a fermare Putin possibilmente evitando il terzo conflietto mondiale, il mondo della ristorazione combatte con le armi della solidarietà. Tra chi decide di andare in loco a cucinare o distribuire acqua, e chi manda aiuti a distanza finanziandoli con le proprie attività, chef e pasticcieri, grandi e piccoli marchi si sono mobilitati nel giro di pochi giorni. Parliamo di aiuti effettivi, in ogni caso, non di mere azioni simboliche, che sanno un po’ di operazioni di facciata, come quella del ristorante canadese che ha tolto dal menu la poutine (un piatto di patatine fritte con formaggio) per l’assonanza con il nome del leader russo; o le ritorsioni come lo spostamento della cerimonia 50 Best Restaurants da Mosca a Londra.

Chi dà da mangiare

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Secondo l’ONU, già 600.000 persone hanno lasciato la propria casa in Ucraina, alcuni fuggendo all’estero. E l’emergenza umanitaria è solo all’inizio, purtroppo. Tra i primi a muoversi, una organizzazione creata proprio per questo scopo: correre in casi di calamità e tragedie a dare ciò di cui ha più bisogno chi è rimasto senza niente, un pasto caldo. È World Central Kitchen, ideata dallo chef Josè Andrés, che pochi giorni dopo l’invasione ha annunciato che stava andando in Polonia: l’organizzazione è attualmente di stanza vicino a un valico di frontiera pedonale aperto 24 ore su 24 e dà da mangiare a migliaia di ucraini che fuggono dal paese. A Korczowa, WCK collabora con con il food truck Oh My Ramen, gestito da due ucraini che vivono in Polonia, per servire pasti caldi in un centro di accoglienza allestito per ospitare i rifugiati, alcuni dei quali camminavano da ore dopo essere fuggiti dalle loro case. All’arrivo nel villaggio polacco di Medyka, World Central Kitchen ha servito oltre 4.000 pasti in sole 18 ore.

A Odessa, nota città ucraina sul Mar Nero, la no profit di Andrés agisce con la collaborazione dello chef Aleksander Yourz negli spazi dello Yourz Space Bistro, preparando migliaia di pasti per le persone che non possono lasciare la città, insieme a coloro che combattono contro le truppe russe. World Central Kitchen sta attualmente inviando volontari negli altri paesi confinanti come Romania, Moldova, Slovacchia e Ungheria, tutti vicino all’Ucraina.

Per rimanere aggiornati sulle loro attività, e di rimbalzo sull’evolversi della situazione, si possono seguire le pagine WCK sui social, o l’hashtag #ChefsForUkraine. Dove per esempio oggi hanno raccontato che è sempre più difficile distribuire pasti, e che stanno portando il cibo nella città di Kharkiv, il secondo centro dell’Ucraina, nei rifugi dove la gente tenta di proteggersi dalle bombe.

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Si mobilitano anche le multinazionali. All’interno del paese invaso dall’esercito russo McDonald’s sta distribuendo cibi pronti e acqua ai civili, mentre KFC ha aperto le proprie cucine per fornire pasti ai militari. Dall’Europa invece, e precisamente dal Belgio dove ha la sede principale, la multinazionale AB InBev spedirà mezzo milione di lattine d’acqua in Ucraina: le stanno ancora riempiendo, arriveranno la settimana prossima.

Chi raccoglie soldi

Paola Velez

Iniziative come quella di World Central Kitchen hanno bisogno non solo di volontari e di supporto in loco, ma anche di fondi: è per questo che grandi e piccole organizzazioni sono partite con campagne di finanziamenti e donazioni. Sunflower of Peace, Save the Children,e l’International Rescue Committee, ma anche associazioni più recenti e informali, come Bakers Against RacismPaola Velez, pasticciera e co-fondatrice, ha lanciato la campagna “Bake For Ukraine”: fornai e pasticcieri di tutto il mondo sono chiamati ad aderire e contribuire raccogliendo soldi, ciascuno con le sue modalità e i suoi tempi – questa è la caratteristica “orizzontale” dell’iniziativa. Ma la risposta alla chiamata #BakeForUkraine, ha detto Velez a Eater, “è stata immediata”.

Altra iniziativa altro hashtag: #cookforukraine, lanciata dal ristorante temporaneo Dacha 46, con altri locali newyorkesi. In vendita box da 103 dollari i cui proventi saranno destinati a Unicef UK, Razom for Ukraine e Jewish Distribution Committee. Preorders.

Il ristorante Kachka di Portland ha intenzione di donare il 100% dei proventi del suo cocktail di vino Chervona alla Croce Rossa in Ucraina. A Washington la proprietaria di SpacyCloud Tatiana Kolina, metà ucraina e metà russa, ha intenzione di raccogliere soldi per il fondo per la difesa della Banca nazionale ucraina approfittando della Maslenitsa, una festa popolare simile al carnevale che è tipica di Ucraina, Russia e Bielorussia. Il Wherewithall di Chicago, gestito dallo chef ucraino-americano Johnny Clark e dalla moglie Beverly Kim, lancerà un menu incentrato sulla cucina ucraina, una parte del ricavato del quale andrà a Razom per l’Ucraina, un’organizzazione no profit a favore della democrazia. E Pieorzek, ristorante polacco di pierogi con sede a Brooklyn, donerà il 50 percento di tutte le vendite dei suoi pierogi di carne e di crauti e funghi nel prossimo fine settimana, dal 4 al 6 marzo, all’Esercito ucraino.

Anche in Italia si segnala l’iniziativa del ristorante ucraino Kozak di Terni, che raccoglie cibo e medicinali di prima necessità. Mentre l’Osteria Sestini, un ristorante in provincia dell’Aquila (il cui chef è sposato con una donna di origini ucraine) ha inserito alcuni piatti tipici in menu, con l’intenzione di avvicinare i clienti alla cucina dell’est Europa e di donare il ricavato alla Croce rossa internazionale.