, tipicamente preparata a novembre e dicembre, non è altro che una bruschetta con aglio e olio nuovo
, ancora una volta pane caldo, ma con una salsa di fegatini di pollo, cotti a lungo e sfumati con vin santo, vengono poi tritati finemente e amalgamati con burro, capperi, alici e brodo
, uno dei piatti più famosi, nata per riutilizzare il pane ormai vecchio di qualche giorno a cui si aggiungevano spicchi di aglio, basilico, brodo e naturalmente olio di oliva, cotto fino a quando il tutto non si trasforma in una pappa appunto, deliziosa, unico dictat, non aggiungere formaggi.
, deve il suo nome al fatto che anticamente le contadine cucinavano questo piatto in quantità, che quindi veniva ribollito ogni volta per scaldarlo e mangiarlo, è sostanzialmente una minestre di verdure che ha come protagonista il cavolo nero.
, “da beef steak, parola inglese che vale la costola di bue, è derivato il nome della nostra bistecca, la quale non è altro che una braciola col suo osso, grossa un dito o un dito e mezzo, tagliata dalla lombata di vitella o nelle sue estremità” così descriveva Pellegrino Artusi la bistecca alla fiorentina, sembra infatti che il nome e la tradizione di portare in tavola questa carne sia da imputare ai Medici, che in occasione della festa di S.Lorenzo, il 10 agosto, riempiva Firenze di falò in cui si arrostivano queste carni, sembra che una volta fossero presenti anche dei cavalieri inglesi, che, guardando la carne arrostire, la chiamarono beef steak, da qui la parola bistecca.
, la parte più scura della trippa, cotto a lungo in acqua, pomodoro ed odori, è tipico tagliato a pezzetti e servito come ripieno dei semello, un panino a cui viene bagnata la calotta superiore con il brodo di cottura della carne e condito con sale pepe e peperoncino, oltre ad una salsa verde che ricorda quella che accompagna il bollito piemontese.
, simile a quella romana, cotta nel pomodoro, si serve con una generosa spolverata di pepe e un giro di olio di oliva.
, uno stracotto nato nel paese delle fornaci dove si produce il cotto, da qui il termine fornacina.
, tradizionalmente cotti in una pentola di coccio, vengono cotti per molto tempo, con gli odori, il pomodoro, la salvia e il pepe, il nome, secondo Pellegrino Artusi, deriva dalla salvia usata anche per insaporire gli uccelletti, altra carne tipica della tradizione toscana.
, come dice il nome, la particolarità di questa ricetta è la farina di castagne nell’impasto, a questa si aggiungono uva passa, pinoli e rosmarino.
, anche conosciuta con schiacciata unta, è il dolce del carnevale fiorentino, oggi si è sostituito lo strutto con l’olio di oliva nell’impasto ma il dolce resta sostanzialmente quello, una torta soffice, simile alla torta margherita.
, un semifreddo classico della cucina fiorentina, un guscio di savoiardi racchiudono un interno di panna montata e cioccolato.
, il dolce del periodo della vendemmia per eccellenza, la pasta per il pane veniva riutilizzata per creare un dolce semplice, a cui si aggiungevano acini d’uva e zucchero, tradizionalmente l’uva dovrebbe essere quella cannaiola, gli acini più piccoli, quelli che i vanaccioli non selezionavano per produrre il vino.
Scoprite con Dissapore come realizzare in casa le pietanze della cucina fiorentina e quali sono i migliori ristoranti in Italia che propongono questo tipo di piatti e tutte le curiosità in ambito gastronomico.
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