MasterChef: partecipereste a un corso per diventare aspiranti cuochi?

Gli ex concorrenti di MasterChef, aspiranti chef per antonomasia, ci insegnano a diventare cuochi amatoriali: che senso ha?

MasterChef: partecipereste a un corso per diventare aspiranti cuochi?

Qualche mese fa mi imbattei nella pubblicità del corso di cucina di Masterchef. Non resistetti alla tentazione di approfondire, aspettandomi un programma di lezioni tenute dai giudici (cose del genere “Come evitare mappazzoni” di chef Bruno Barbieri o “Come cucinare stellato come un bravo uagliò” di chef Antonino Cannavacciolo). Invece a insegnare sono i partecipanti del talent, e non i professionisti. I vincitori del titolo di Miglior chef amatoriale d’Italia, per la precisione. Per sole tre ore di workshop i costi sono alti ma il punto non è proprio questo.

Oltre ad aver vinto un talent show, che – lo ricordo – non è un’accademia di cucina bensì un programma televisivo – quali sarebbero i titoli per insegnare la cucina gourmet a gente pagante? O, forse, dovrei parlare di fan paganti: tutta un’altra lettura della faccenda. Parlo di MasterChef Italia – e in questo caso del vincitore dell’ultima edizione Edoardo Franco – ma sono molti i concorrenti che nel corso degli anni e a nome dei talent di cucina cui han partecipato (Bake off, per esempio, o Hell’s Kitchen) insegnano, hanno insegnato a pagamento, o vendono dolci in virtù della propria popolarità. In proprio o supportati da sponsor, agenzie, aziende: sulla prima categoria non ho molto da dire, sul secondo caso invece sì.

Il Workshop di MasterChef

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Il “workshop firmato MasterChef  consiste in 3 ore di full immersion con un MasterCoach a Milano, e postazione completa con grembiule personalizzato MasterChef“. L’esperienza è descritta come “unica”: assistere a una lezione di cucina live con Edoardo Franco (vincitore della dodicesima edizione italiana del programma).

corso-masterchef

Parlando di costi, si parla di 200 € per 3 ore di lezione, in sconto da 250 €. Però, attenzione, è “il corso che non sapevi di volere!“. Chissà in sole tre ore cosa mai si potrà imparare. Il primo workshop si è svolto lo scorso 27 gennaio, i prossimi saranno il 17 febbraio e il 9 marzo 2024.

Usare la popolarità per cucinare

edoardo masterchef

Nel momento in cui si esce da un talent di cucina amatoriale, è più che lecito prendere la decisione di aprire un’azienda con a capo se stessi e cucinare o produrre a scopo vendita. In molti lo fanno male altri lo fanno bene – investendo in corsi formativi e spazi, studiando per l’Haccp, aprendo vere e proprie pasticcerie o ristoranti, laboratori, o corsi autogestiti: quando l’ho visto accadere non ho provato altro che gioia per queste persone. Giusto per fare qualche nome: Alice Balossi di Bake Off, Valerio Braschi di Masterchef, Carlo Beltrami e Rosalind Pratt di Bake off, Mirko Ronzoni di Hell’s Kitchen, Federico Prodon e Alessandra Gervasi di Bake Off.

Valerio Braschi lascia il ristorante 1978: la prossima apertura sarà a Milano Valerio Braschi lascia il ristorante 1978: la prossima apertura sarà a Milano

La cosa mi cambia un po’ quando sono le aziende che – per contratto, per esempio, o per tornaconto pubblicitario – usano un amatoriale molto popolare e lo mettono a tenere corsi facendo pagare centinaia di euro agli iscritti. Cosa cambia (ci si potrebbe chiedere)? Cambia che in questo caso lo scopo non è insegnare a cucinare, né valorizzare il legittimo vincitore, ma vendere il talent stesso.

Cosa comprate, esattamente

La sensazione è che approfittino il più possibile dell’audience della trasmissione per vendere la trasmissione stessa, e non il talento (mai messo in dubbio, sia chiaro) di chi vince e si mette a insegnare. Ecco, quindi, cosa compra veramente chi sceglie di pagare 200 € tre ore di lezione: la fedeltà al programma, la foto con il vincitore da mettere sui social, la sensazione di poter partecipare allo show (dopotutto, nel costo è compreso il grembiule brandizzato eh!) e magari avere successo.

Rivolgo una domanda a chi leggerà: non ha senso allora imparare a cucinare come uno “stellato” pagando uno chef che vi insegni, al posto di un (bravo) amatoriale in voga e portavoce di un colosso aziendale? Se – con tutti gli ottimi corsi di cucina ora a disposizione ovunque – la risposta è no, temo allora che l’intento non sia imparare a cucinare bensì ambire al titolo di influencer.