Non c’è nulla di male ad avere un passatempo. E men che meno a trasformare quel passatempo in un’attività commerciale. Che poi è più o meno quello che ha fatto Meghan Markle con il suo brand As Ever: una linea di prodotti zuccherosi e chabby chic (biscotti, marmellate, eccetera) che tanto rispecchia il suo stile, o almeno quello a cui la duchessa scappata da corte ci ha abituati negli ultimi anni.
Un brand che ha funzionato così così, a dire il vero: massacrato dalla critica (un po’ come era già successo al suo programma televisivo di cucina casalinga), As Ever è stato al centro delle polemiche anche per l’impossibilità di fare acquisti, visto che i prodotti (esauriti in pochi minuti) non venivano mai riassortiti. Quindi bye bye ai biscottini con i fiorellini, tanto per dire una cosa che avremmo voluto assaggiare semmai fossimo stati in vena di acquisti in stile Disney.
Non ha fatto eccezione, in tema di acquisti impossibili, il nuovo vino di Meghan Markle, lanciato qualche giorno fa e andato esaurito prima di subito. Sì, ok, ma siamo certi di sapere cosa abbiamo comprato?
Com’è il rosé di Meghan Markle, e perché lo abbiamo comprato
Un pezzo da collezione, certo. Non possiamo che presumere che ciascuna delle bottiglie di rosé firmata dalla Duchessa di Sussex – e pagata 30 dollari, con un ordine minimo di tre bottiglie – salirà di prezzo se ben conservata nel tempo, e probabilmente molto di più di quanto non possa fare un ottimo Champagne.
Eppure, non può restare un senso di amarezza per un vino che ha avuto un successo incredibile, in un mercato non facile come quello enologico. Buono, non buono, poco importa: l’importante era accaparrarsi una bottiglia del rosé As Ever. E questo, in realtà, è una relativa novità. Il vino di Brad Pitt (al centro di una delle tante controversie nel divorzio da Angelina Jolie) vende non solo perché è di Brad Pitt, ma anche perché pare sia un buon prodotto, vincitore anche di qualche premio di settore. Lo stesso si può dire anche, per fare qualche esempio, dei vini vegani di Cameron Diaz, del gin premium di Emma Watson e perfino della tequila di Goerge Clooney, che pure ultimamente ha causato qualche problema a Diageo, che la commercializza. E pure là dove non si puntava magari tutto sulla qualità, l’idea era sfruttare in maniera intelligenze spazi di marketing interessanti, come ha fatto Kylie Minogue con il suo rosé analcolico.
Poi è arrivata Meghan Markle, a dire che basta essere Meghan Markle per vendere nel giro di qualche minuto la produzione enologica di un anno. Il suo rosé della Napa Valley del 2023 (che nessuno aveva mai assaggiato prima, essendo un’assoluta novità sul mercato) è indubbiamente un caso da studiare, e non senza un qualche senso di sconfitta da parte di chi il vino lo conosce, lo ama, lo produce facendo attenzione a ogni piccolo dettaglio. Perché pochissimi dettagli tecnici sono stati dati per venderlo, a garanzia di un prodotto di qualità, e invece il vino ha venduto come mai prima d’ora.
La Duchessa di Sussex ha prodotto il suo rosé As Ever utilizzando uve provenienti dalla tenuta Fairwinds, devastata dagli incendi in California del 2020, e imbottigliate nella tenuta Kunde, sostenendo di voler creare un mix che fosse “leggero, fresco e naturalmente celebrativo”, con buona pace di chi si arrovella per trovare nuovi tecnicismi per descrivere le sfumature del vino. Secondo quanto riferito al magazine Newsweek, Meghan Markle ha personalmente assaggiato e testato diverse varietà di uva e le ha mostrate alle sue amiche prima di scegliere personalmente una miscela personalizzata.
Insomma, siamo impazziti per accaparrarci online un vino creato da un gruppo di ricche amiche annoiate.