Io apro, la protesta dei ristoratori è musica per le orecchie dei populisti

#ioapro, tuonano alcuni ristoratori disperati pronti alla disobbedienza civile. E la loro triste protesta diventa subito musica per la politica populista, che istiga.

Io apro, la protesta dei ristoratori è musica per le orecchie dei populisti

Premessa ovvia, ma d’obbligo a questa faccenda della protesta, pardon “disobbedienza gentile”, con tanto di #, “Io Apro“: noi a Dissapore stiamo dalla parte dei ristoratori (okay, prima ci sono i lettori). Per lavoro, e per passione. Ci piace andare a mangiare fuori, prima della pandemia alcuni di noi uscivano tutte le sere – io che sono uno dei più sobri e anziani, andavo al ristorante o in pizzeria almeno due volte a settimana.

Ma poi, se dovesse crollare tutto, saremmo i primi a trovarci senza lavoro. Quindi per favore, non diteci che siamo contro gli interessi del settore, perché sono i nostri.

Detto questo, in giro c’è un virus che ammazza milioni di persone: anche questa non mi pare una cosa da prendere poco sul serio. Invece ci sono, ci sono sempre stati, singoli ristoratori che hanno fatto di tutto per aggirare le norme anti Covid-19, o per violarle apertamente. Non parlo di chi protesta contro i dpcm e le restrizioni considerandole eccessive (opinione da rispettare), né di chi pretende adeguati risarcimenti e non ridicoli ristori (cosa sacrosanta). No: parlo di quei geni che quando c’era l’obbligo di chiudere a mezzanotte tiravano giù la serranda alle 23:59 e la rialzavano alle 00:15.

Ma negli ultimi giorni la protesta sembra aver fatto il salto di qualità, e sta coagulando numerosi esercenti. È capitanata da personaggi già noti per azioni dimostrative, come Umberto Carriera di Pesaro, che a novembre aveva ospitato Sgarbi di sera, o Mohamed El Hawi detto Momi di Firenze. In vista del 16 gennaio, e della possibilità che non vi sia un allentamento ma addirittura una stretta (vieteranno anche l’asporto?), molti ristoratori hanno deciso di passare all’azione. E di aprire i locali al pubblico. Il nome del gruppo, o l’hashtag che ormai è la stessa cosa, è #ioapro.

A sentir loro, raccolgono adesioni: sono partiti annunciando 30.000, ora dicono 50.000, e non solo ristoranti e bar ma anche altri tipi di esercizi. Ma soprattutto, il movimento sta diventando mainstream: dopo la prima pagina di Libero, che molto sobriamente accompagna la notizia con “crepi il governo”, ci si è lanciata la TV populista. Carriera è apparso a Fuori dal coro, incalzato dalla vocina di Mario Giordano. E ha incassato anche l’appoggio politico di, indovinate un po’, Matteo Salvini, che non perde occasione di soffiare sul fuoco come un Trump de noantri.

Nei giorni di tante e troppe censure, voglio usare la mia Pagina per dare voce all'iniziativa di Umberto Carriera, un…

Posted by Matteo Salvini on Tuesday, January 12, 2021

Andando sulla pagina Facebook di Ioapro1501 (è una data, non il modello), si scoprono varie cose, una più curiosa dell’altra. L’immagine di copertina e del profilo contengono la parola DPCM Autonomo, e in effetti li si è sentiti nei giorni scorsi dire “abbiamo emanato un nostro DPCM” (gulp). Qui viene fuori che DPCM è un acronimo, e sta per Decalogo Pratico Commercianti Motivati. Ok. Seguono poi le “norme” che si sono autoimposti: dieci? No, quattro. Supporto legale alle attività, supporto legale ai clienti, conti al tavolo alle 21:45 (almeno il coprifuoco delle 22 non si tocca), rispetto norme anti Covid come sanificazione, gel, ecc. Ecc.

Ma il top sono i video. Nel primo che si vede, quindi l’ultimo pubblicato, c’è Yuri Naccarella, un giovanotto che Repubblica accredita come portavoce e che a guardarlo pare così bimbo che se fosse lui a entrare in un locale, gli chiederebbero i documenti prima di dargli la birra. Risponde alle domande: Esiste una lista dei ristoranti aperti? I clienti sono tutelati? E se mi chiudono il locale?

Il video è ben fatto e lui appare molto spigliato, anche se in un paio di punti sfiora l’istigazione a delinquere: quando ad esempio dice che per sapere quali ristoranti sono aperti, l’unica è telefonare al posto in cui si vuole andare, così se quello ha deciso di non aderire all’iniziativa, gli si fa pressione. O quando assicura i ristoratori: se vi fanno la multa giratela al nostro legale, se vi chiudono il locale potete continuare a tenerlo aperto perché la chiusura è “illegittima”.

In un video precedente, l’avvocato del movimento, che è Lorenzo Nannelli, il legale di Momi, ci va ovviamente più cauto con i termini, parlando di probabile profilo di illegittimità costituzionale. Ma quello che è bellissimo in entrambi i video è la musica: violini che partono in sottofondo e poi diventano sempre più trionfali, in straniante contrasto con il tono dei discorsi. Seguiteli per altre ricette.