Masterchef sa di casa, in qualche modo. Come tutti i programmi di successo, è un format rassicurante, in cui il pubblico si riconosce. Si rivede nell’aspirante chef che porta le tagliatelle che è tanto bravo a cucinare per la famiglia e per gli amici, ma che poi al momento del cenone vengono inspiegabilmente una schifezza. Si ritrova nel concorrente che improvvisamente ritorna dietro ai banchi di scuola, durante l’esame di maturità, giudicato da un gruppo di professori dallo sguardo e dai modi severi. Si commuove – comprensibilmente – davanti ai ricordi delle ricette di famiglia, della nonna in cucina, che sono poi quelli di ognuno di noi, anche se le ricette, le dosi e gli ingredienti cambiano di casa in casa.
Masterchef è quella cosa lì, ed è il motivo per cui, nonostante gli anni, continua a piacerci. Nel suo essere casa, e nel suo essere rassicurante, Masterchef ci mette anche la ripetizione, quella che tanto piace ai bambini che si fanno raccontare mille volte la stessa identica storia, e guai a cambiarla. Questo non significa essere monotoni (Masterchef non lo è per nulla, con idee e insegnamenti nuovi in ogni edizione): significa semplicemente inserire degli elementi ripetuti che piacciono al pubblico. Un meccanismo narrativo vecchio come il cucco, che Masterchef porta sullo schermo soprattutto in un modo: gli ospiti fissi.
Chi sono gli ospiti fissi di Masterchef

Se la triade di giudici Barbieri-Cannavacciuolo-Locatelli è certamente la più riuscita di sempre (almeno fino a oggi), altri sono i personaggi che hanno segnato (non sempre in positivo) il percorso del cooking show più seguito d’Italia, diventando volti noti e familiari anche per il grande pubblico.
Uno su tutti: Iginio Massari (reduce dal lancio della sua tonica al panettone), che è ormai una presenza irrinunciabile (pure in compagnia del nuovo assessore al turismo della Regione Lombardia) della puntata più temuta dalla Masterclass, quella sui dolci.
C’è poi Jeremy Chan, brillante e giovane chef e co-fondatore di Ikoyi a Londra, che ormai da qualche anno fa tappa fissa in una puntata di Masterchef Italia.
E ci sono gli ospiti fissi delle prime puntate, o dei casting: un format che si ripete in maniera diversa anno dopo anno, e che si è perfezionato dopo una prima non entusiasmante idea di un misterioso “Giudice – ombra” che dava giudizi nascosto in una cella dalle pareti oscurate. Da due anni a questa parte lo chef “ospite” dei casting, membro aggiuntivo della giuria di Masterchef, è Chiara Pavan, bravissima chef del Venissa (che provammo un paio di anni fa) che accompagna il trio Barbieri-Cannavacciuolo-Locatelli nell’assaggio dei piatti degli aspiranti concorrenti, o meglio accompagna questi ultimi nelle loro preparazioni (spesso incasinatissime) per i casting.
E se c’è chi odia e chi ama Iginio Massari, su Chiara Pavan il giudizio è unanime: lei, con il suo giusto equilibrio tra essere d’aiuto ed essere spietata, con le sue battute dai ritmi che sembrano studiati, con la sua professionalità in cucina sembra essere semplicemente perfetta per lo schermo e per il ruolo che le è stato assegnato.
Perché Chiara Pavan non è ancora giudice di Masterchef?

Forse non tutti ci avrebbero scommesso, ma invece il fatto è uno e uno solo: Chiara Pavan buca lo schermo. Convince, piace, si fa rispettare, talvolta diverte anche. E interagisce con i giudici nel modo giusto, con scambi di battute che dettano il ritmo in maniera intelligente.
E allora, ci chiediamo, perché mai non è ancora giudice di Masterchef?
Ha probabilmente poco senso fare qui questioni di genere, o forse no. Ce l’ha abbastanza nella misura in cui qualche concorrente prova a buttarla sull’estetica, lanciando lì un complimento (d’altra parte, dice qualcuno, quante concorrenti si stracciano le vesti per Giorgio Locatelli senza che nessuno dica nulla?). Ha poco senso non per mantenere il politicamente corretto, ma perché Chiara Pavan ha dimostrato di sapere rispondere per le rime, quindi basta e avanza quel che ha detto lei. Però non si può non notare che, fatta eccezione per la parentesi di un’edizione con Antonia Klugmann, nessuna donna in quindici anni ha vestito l’abito del giudice. Poche sono le donne nell’alta cucina, poche sono le donne nella cucina televisiva. Ma dal momento che una c’è, ed è pure brava forte, non è l’ora di trovarle un ruolo?
Magari non quello di quarto giudice, giusto per non rompere il perfetto equilibrio della triade. Però potrebbe essere una bella novità, un elemento di rottura, creare una figura ricorrente tagliata su misura per Chiara Pavan, che accompagni non solo le selezioni ma l’intera edizione di Masterchef Italia.
Ce lo segniamo nella lista dei desideri da mandare a Babbo Natale, che il periodo è quello giusto.

