Ferrero Rocher non è il gelato dell’anno, è la notizia del decennio

Ferrero entra nel mercato dei gelati confezionati con l'iconico Rocher e noi ci immaginiamo già un tabellone di latta fuori dai bar tappezzato dalla multinazionale albese.

Ferrero Rocher non è il gelato dell’anno, è la notizia del decennio

Così un giorno qualsiasi di aprile, senza neanche troppo clamore, Ferrero se n’esce con la notizia bomba: arrivano, anzi sono già arrivati, il gelato Ferrero Rocher e il ghiacciolo Estathè. Sono nei supermercati, ma chissà che un domani non si trovino anche in bar e ristoranti. Perché è una bomba, volete sapere? Ma stiamo scherzando? Una cosa del genere potrebbe cambiare il panorama dei gelati confezionati per come lo conosciamo, oltre che portarci un bel po’ di golose novità.

Da un po’ di tempo a questa parte, ogni anno è caratterizzato dal lancio di un gelato particolare, un nuovo modello che vorrebbe essere il bello dell’estate. In questo settore particolare si possono individuare delle categorie precise: il “gourmet”, l’“operazione nostalgia”, la “versione gelato di”. Il gourmet fa leva sulla fissazione per Masterchef, impiattamenti, pistacchi di Bronte e sale Madon: può essere firmato da uno chef più o meno famoso, come la limited edition dei cornetti Algida che nel 2019 fu creata da Isabella Potì e dal 2020, con Andrea Tortora, si chiama proprio “stellati” – quest’anno è appena uscito quello di Martina Caruso al cannolo siciliano.

Oppure può essere la prossima stranezza nell’ormai ampio ventaglio di varianti Magnum: en passant bisognerà pur dire che forse si crea più hype e attesa nei confronti del mega stecco al cioccolato rosa o del Magnum grigio, che rispetto ai vani scimmiottamenti dell’alta cucina. In ogni caso la categoria gourmet è quella a maggior rischio flop.

Dove invece si va sul sicuro è coll’operazione nostalgia: la riproposizione di un format ormai fuori catalogo. Vabbè, ci sono cose come il Winner Taco proprio richieste a furore di popolo. E gelati che vanno intenzionalmente a colpire i diversamente giovani, come il croccante all’amarena. Da qualche anno poi ha preso piede la versione gelato: l’idea è quella di prendere un alimento iconico e farne la variante ice cream. Gli Osvego di Gentilini sono un esempio classico nella loro semplicità: due cialde di biscotto e solo fiordilatte in mezzo, come non averci pensato prima? Quando poi si tratta di icone del passato, la categoria può intersecare quella dell’operazione nostalgia: il successo allora è quasi assicurato. 

Qual è il gelato protagonista dell’estate 2021? Magnum si è dato un tono intellettuale e per l’anno dantesco ha fatto Inferno, Purgatorio e Paradiso, MagnumXDante – una limited edition in serie che richiama quelle sui 7 peccati capitali, o i 5 tipi di bacio. Però meh, dire che non si sta nella pelle sarebbe cosa da mentitori (decima bolgia, cerchio ottavo). Poi è arrivata Ferrero.

Ferrero: l’unico che può competere con Algida

Stiamo parlando di una delle più grandi aziende dolciarie del mondo, e tra l’altro l’unica italiana (anche se ha sede ufficiale in Lussemburgo, vabbè), una corazzata che fattura 12 miliardi all’anno – e che ha reso il patron Giovanni l’uomo più ricco d’Italia. Il solo player, come si dice mo, che sarebbe in grado di competere nella serie maggiore, in un mercato bello saturo e che va verso le concentrazioni: Algida che sta dentro Unilever è ben salda al comando con il 50%, Sammontana e Sanson sono una cosa sotto il controllo della famiglia Bagnoli (20%), Motta e Antica gelateria del Corso fanno capo a Nestlè e valgono il 18%.

Stiamo parlando di un marchio che, oltre a inondare con idee continue i settori di praline e merendine, ha lasciato il segno nella storia almeno un paio di volte: con la Nutella, e con gli ovetti kinder, destagionalizzazione e miniaturizzazione di un prodotto, l’uovo di Pasqua con sorpresa, che adesso ci sembra scontato ma fu una geniale idea di Michele Ferrero. 

Ferrero quindi scende in campo in un settore che non aveva mai toccato prima, e minaccia di fare sfracelli. Il precedente c’è, ed è temibile: la fine di quella che Il Fatto Quotidiano ha chiamato pax dolciaria, con Ferrero che si è messa a fare biscotti e Barilla che ha provato a insidiare la Nutella nel settore creme spalmabili. Dobbiamo ricordarvi com’è finita? Beh i Nutella biscuit hanno frantumato qualsiasi record, la Crema Pan di Stelle… un po’ meno. 

Come i biscotti fino all’altroieri, i gelati Ferrero non li aveva mai fatti, abbiamo detto. Ma è poi vero? Non proprio: in realtà c’è tutta una serie di prodotti derivati dalle merendine Kinder, che dal 2018 sono prodotte in partnership con Algida; o meglio, Unilever li fa e li vende, Ferrero ha concesso nome e format. Andando qualche anno più indietro, c’è il sorbetto da supermercato Grand Soleil: che però è stato un mezzo flop e da anni è fuori produzione. En passant ci sarebbe da riflettere, quando parliamo del successo di un’azienda che è anche successo dell’immagine di un’azienda, sul come e sul perché i trionfi li teniamo ben presenti mentre i flop cadono nell’oblio: giusto il Grand Soleil fa eccezione, a causa forse di un disgraziatissimo ritornello che ti entrava in testa pur essendo odioso, e che ci è rimasto impresso molto più del gusto del sorbetto stesso (io penso di non averlo mai provato, e voi? Ma poi non si capiva bene cosa fosse: una specie di gelato che però non si trovava nel banco freezer, un prodotto confezionato che però non era pronto all’uso ma dovevi raffreddare tu a casa…).

Ora l’assalto è partito, per ora si limita al settore “stecchi”, lo stecco gelato con il Rocher e il Raffaello, lo stecco ghiacciolo con l’Estathè. Versione gelato e operazione nostalgia a un tempo: quanto vorreste vedere la contessa in giallo e il maggiordomo Ambrogio condividere a morsi lo stesso Rocher? Ma qualcosa mi dice che è solo l’inizio: quella di oggi è la svolta, il salto di qualità. Ma cosa vieta, per esempio, alla Ferrero di espandersi da GDO a Ho.re.ca., ovvero dai supermercati ai bar?

E soprattutto, senza mettersi a inventare chi sa che, Ferrero ha la strada spianata nella creazione di versioni gelato di una molteplicità di prodotti già nel suo paniere. Innanzitutto, potrebbe togliere la linea Kinder a Algida, tenendo i pezzi di maggior successo e inserendone altri non provati. Uno fin troppo ovvio? Il Kinder Pinguì, dal frigo al freezer. Ma poi, vogliamo parlare delle praline? Non oso immaginare cosa potrebbero inventarsi con Pocket coffee e Mon Cheri, dalle semplici palline gelate tipo bomboniera a gusti di stecchi, o coni. 

E ancora: sono decenni che le gelaterie pop ci propongono il gusto Nutella, perché non dovrebbero farlo i legittimi proprietari? Lo metti in un contenitore, magari al fianco di un gusto Fetta al latte, e ricrei la versione appetibile della triste coppetta bi-gusto. O ancora, biscottone alla nutella come il Cooky Snack, se l’hanno fatto col Ringo

Sogno proibito? Vostro, non mio: il ghiacciolo gusto Tic Tac. Personalmente, se posso esprimere un desiderio, vorrei una Fiesta, ma bella alcolica, con il simil pan di Spagna dentro la glassatura, stile il Brownie della linea Magnum. E poi lasciatemi su una spiaggia qualsiasi, non mi cercate.