12 ricette per cui il termometro da cucina è fondamentale

Quando e perché non si può fare a meno di usare il termometro da cucina? Scopriamo le 12 ricette in cui è fondamentale, anche se nonna ne faceva a meno.

12 ricette per cui il termometro da cucina è fondamentale

Mia nonna ne ha sempre fatto a meno ed è campata fino a cent’anni: ecco la tipica frase esternata da chi crede che il termometro da cucina sia uno strumento eccessivo e per gastrofighetti. Come se la chimica fosse un’opinione, e come se la precisione (anche ai fornelli) fosse una debolezza. Il termometro è in realtà utile per molti motivi, addirittura fondamentale in 12 ricette che avrebbero un destino difficile senza questo strumento: ricette dolci, salate, e alcune insospettabili – che muoveranno non poche critiche, tra cui quella con la quale ho esordito.

I termometri da cucina non sono tutti uguali, e non ne esiste solamente un tipo. I fondamentali: il termometro digitale (alcuni lo preferiscono a quello analogico), quello a sonda da forno (che può essere analogico o digitale, utile per la cottura delle carni), a infrarossi (utile e comodo un po’ per tutte le tipologie di cucinato, perché non entra in contatto diretto con il cibo), quello a immersione (raccomandato per salse, caramello, confetture). Insomma averne un paio in cucina è sempre un grande investimento. Ecco quando è necessario usarlo (in maniera categorica, nel caso delle prime postazioni della classifica).

1. Meringa all’italiana

meringa flambata

C’è una bella differenza tra la meringa francese, quella svizzera e quella italiana. Quest’ultima, riassumendo, esige uno sciroppo di acqua e zucchero che sia alla temperatura esatta di 121°C precisi: pastorizza gli albumi, li rende elastici e resistenti, consente di mangiarli “a crudo” senza rischi, consente di essere flambata (abbrustolita delicatamente). Non è possibile procedere a occhio in questo caso, anche per i più esperti.

2. La cacio e pepe

cacio e pepe

Che ci crediate o no (e, se avete provato a fare a caso la cacio e pepe non ho bisogno di convincervi che ho ragione), la cacio e pepe è un primo piatto affatto semplice, per quanto gli ingredienti coinvolti siano letteralmente due in croce. Cos’è la cacio e pepe? Pasta condita con una cremina composta da pecorino e pepe, avvolgente e vellutata. Se si sbaglia, il formaggio coagula e diventa granuloso e gommoso, o al contrario rimane acquosissimo. Non per nulla Dario Bressanini ha annoverato questa bontà tradizionale tra le sue “ricette scientifiche”, in cui chimica metodo e precisione giocano un ruolo fondamentale. Qui un bell’articolo in merito tra i fatidici 65°C da non superare e il segreto per non coagulare il formaggio.

3. Pastorizzazione delle uova

pastorizzazione maionese

La pastorizzazione delle uova (sia per il dolce sia per il salato, si pensi ad esempio alla maionese), è cosa serissima. Anzi, vitale. Vitale perché mangiare uova crude non è mai del tutto una scelta saggia, troppi rischi per la salute – 999 volte non succede nulla, la millesima magari non va così bene. Quindi, pastorizzare ove necessario è raccomandato, e per farlo è necessario usare il termometro da cucina.

4. Caramello

burro aggiunto alla salsa al caramello

Anche il caramello è una ricetta scientifica (Bressanini, sempre lui, ha insegnato a molti come farlo nel microonde): è un attimo bruciare il caramello, così come è comune la fretta di toglierlo dal fuoco quando è ancora troppo freddo. C’è chi osserva le “bolle” dello zucchero per regolarsi, e chi appunto usa il termometro: tra 155 e 165°C per un caramello biondo e dolce, 170°C circa per un caramello più scuro e intenso seppur non bruciato.

5. Crema inglese

crema inglese in cottura

Maledetta, crema inglese! Altro che crema pasticciera, altro che “base” semplice di pasticceria… è infida, e fa salire la carogna se non si ha il termometro da cucina. Sì perché è una preparazione estremamente delicata, e se si supera anche solo di 1 grado la temperatura in cottura allora servirete frittata allo zucchero. Al contrario, 1 grado in meno e servirete zuppa di tuorli. eccovi una bella videoricetta, leggete tutto e solo dopo premete play.

Zabaione

Anche lo zabaione ha alla base un concetto simile alla crema inglese: senza il riferimento sulla temperatura ideale, rischiate di buttare via tutto!

6. Glasse a specchio

Personalmente non amo la glassa a specchio, tuttavia è ormai regina della pasticceria moderna e di chiunque voglia far colpo sui followers: non è difficile farla se si usa un termometro da cucina per essere precisi con le temperature. In questo articolo trovate tutte le indicazioni.

7. Temperare il cioccolato

cioccolato fuso

Temperare il cioccolato è un’arte sulla quale si scontrano anche i Big della pasticceria: Italia vs Germania, Classico vs Moderno, pasticceria vs Tv. Parliamo di Ernst Knam e Iginio Massari che, sul temperaggio, sono riusciti a litigare e a tirarsi acide frecciate tra botta e risposta che hanno intasato l’internet per un po’. In ogni caso, ne esce vincitore il termometro da cucina (in questo caso è comodissimo quello a infrarossi).

8. Confetture e marmellate

confettura

Un errore comune è pensare che basti cuocere a luuuuuungo qualsiasi confettura o marmellata per avere la certezza che riesca. Allora, in sostanza è così ma se non si è esperti è difficile stabilire quando la cottura sia sufficiente o no. Di solito si fa la “prova del piattino”: si fa cadere un cucchiaino di confettura su un piattino tenuto in congelatore fino a un attimo prima, lo si inclina e si osserva se la confettura arresta la corsa (è pronta) o se cola giù (deve cuocere ancora). I professionisti usano il rifrattometro… ma se si vuole essere precisi anche da neofiti e ed evitare cose come stracuocere tutto (e invasettare una cosa dura, amara e collosissima), basta usare il termometro da cucina e tenere come riferimento 105-108°C.

9. Quando si addensa con agar agar

panna cotta agar agar

L’agar agar è un addensante di origine vegetale che, a differenza della colla di pesce (gelificante di origine animale), rende salse e creme non elastiche bensì sode come una polenta fredda. In molti lo preferiscono, tra cui la sottoscritta, e usarlo è piuttosto semplice. Si aggiunge al composto e si cuoce tutto per un po’. Cosa si intende per “un po’”? Si intende fino a superare una temperatura ben precisa: almeno 90°C, mantenuti per non meno di 5-10 minuti.

10. Per friggere sia il dolce sia il salato

termometro frittura

Sono moltissime le persone che vanno a occhio, e che testano la temperatura dell’olio sacrificando una cucchiaiata di pastella. I più esperti non avranno mai problemi, i meno esperti rischiano di bruciare l’olio (ovvero superare il suo punto di fumo, ogni olio ne ha uno) o di “lessare” il cibo anziché friggerlo. Come evitare tutto ciò? Usando l’olio di semi di girasole e controllare che si mantenga a circa 175°C. Poi c’è chi preferisce altri oli, il Crea ad esempio suggerisce l’olio extravergine di oliva, altri suggeriscono l’olio alto oleico… l’importante è controllare il loro punto di fumo.

11. Lievitati (panificazione)

lievito

Argomento spinoso, per cui mi affido al sapere di Alessandro Trezzi aka Il nerd della pizza. Il quale suggerisce: la lievitazione è un processo fortemente influenzato dalla temperatura esterna. Se vi è mai capitato di giocare con acqua e farina, vi sarete certamente accorti, ad esempio, che in estate i panificati crescono più velocemente che in inverno. Ebbene, ci sono diversi momenti nella creazione di una pizza, di una focaccia o di un pane dove l’utilizzo di un termometro è fondamentale.

Anzitutto, durante l’impastamento è utile munirsi di una sonda istantanea o di un pirometro laser per tenere sott’occhio la temperatura della vostra massa; dovrete finire la lavorazione indicativamente sopra i 22 °C e mai superare i 27 °C, per evitare che l’impasto avvii i processi di fermentazione in maniera troppo accelerata rovinandovi la struttura.
Secondariamente, in casa come in laboratorio è oggi usanza comune far maturare l’impasto (nella sua prima fase) in celle frigorifere a circa 5-6 °C, in modo da rallentare il lavoro dei lieviti permettendo al contempo all’impasto di sviluppare profumi e una consistenza ottimale.
Per lo step finale di “appretto” (anche detto “ultima lievitazione”), il vostro panetto dovrà spesso crescere in un ambiente a temperatura controllata, in modo da evitare sbalzi e rendere il più uniforme la crescita; è consigliabile quindi riporre i recipienti a 26-28 °C, o nel classico forno spento con la luce accesa.

Anche il controllo della superficie di cottura è importante per garantire una corretta spinta e il raggiungimento della consistenza desiderata in ogni punto; tralasciando i prodotti che cuociono in teglia, il pirometro laser permette di verificare se la pietra refrattaria è abbastanza calda da permettere ad una pizza di divenire croccante o al pane di sviluppare.
In ultimo, per forme grandi (come pagnotte o grandi lievitati) il check con una sonda istantanea è assolutamente fondamentale per essere certi di poter terminare la cottura.

12. Roastbeef (arrosti e carni in genere)

roast beef affettato

Il forno è uno strumento meraviglioso ma non trasforma magicamente il cibo crudo in manicaretto perfetto. Non da solo, almeno. Parliamo della carne ad esempio: ogni tipologia di carne ha una temperatura di cottura ben precisa al cuore (quella del pollo è diversa da quella del manzo, quella del maiale è diversa ancora). Che faccia te un roast beef, una bassa temperatura, un filetto alla Wellington, un reverse searing, un semplice arrosto, usate il termometro a sonda oppure analogico (quelli che hanno il quadrante che indica tutte le temperature in base alla carne che state cuocendo.