Se Mulino a Vino è il “nuovo ristorante di Davide Scabin a New York”, che fine farà Combal.Zero?

Se Mulino a Vino è il “nuovo ristorante di Davide Scabin a New York”, che fine farà Combal.Zero?

Cosa ci fa lo sguardo da bel tenebroso cui le rotondità non nuocciono di Davide Scabin, chef piemontese dalle gesta sempre ben rappresentate su Dissapore, sia che si tratti di lodarne i piatti, spiattellarne i litigi, riferirne le guide in stato di ebbrezza o narrarne l’ascesa a Rai1, sul New York Times, nell’atteso listone con cui ogni anno di questi tempi il quotidiano introduce i suoi lettori ai nuovi ristoranti (decine di aperture, che invidia) della Big Apple?

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Sta forse pensando di lasciare l’Italia, che poi significa il due volte stellato Combal.Zero, penalizzando la nostra dipendenza dai ristoranti di alta gamma, e magari pure l’affettuosa consulenza per Blupum a Ivrea, “trattoria contemporanea” nella cui cucina armeggia sua sorella Barbara?

Santo Cielo, non sarà mica tornato sui suoi passi accettando la vecchia proposta di Tony May, mito della ristorazione italiana a New York, che nel 1990, quando Scabin aveva 25 anni, gli chiese di prendere in consegna la cucina di quello schianto di ristorante italiano che era il San Domenico.

No, il New York Times smentisce. Però scrive come se lo chef fosse a tutti gli effetti un newyorkese acquisito.

“Ma ora è qui, primo chef italiano a New York con due stelle Michelin. Mulino a Vino, il suo ristorante nel seminterrato di un edificio modesto in zona Meatpacking District, consiste di un bancone in marmo lucido con cucina a vista, una manciata di tavoli sbozzati in uno spazio con i mattoni alle pareti e un labirinto di piccole stanze.

I clienti saranno invitati a scegliere il vino prima delle portate presenti nel menu, che include piatti tradizionali con un tocco insolito, come la pasta con un mix di salsa amatriciana e carbonara” (???)

La Stampa scrive che saranno soltanto 18 portate con tre diversi tipi di porzione, piccolo, medio e grande, “ideate per far conoscere la vera cucina italiana ai newyorchesi”, come King of Savoy’s Vitello Tonnato, Skyline insalata, Street-Style Spaghettoni, Polpo alla Luciana, Minestra verde & Verde minestra, Rack of Lamb alla Romanas. Non mancano le contaminazioni con la cucina americana, vedi la Polpetta Burger o il dolce Tribute to Manhattan Cheescake, in cui Scabin ha unito il peanut’s butter alla gelatina di more. Si spenderanno in media 70 dollari senza i vini. 

E rassicura quelli come noi già calati nel ruolo delle vedove inconsolabili.

Il Combal.Zero al Castello di Rivoli resta il regno di Davide Scabin, che per sovrappiù, annuncia la seconda parte del progetto Blupum con l’apertura de La Drogheria, negozio-bistrò per spuntini veloci.

Qualcuno, evidentemente, ha avuto un’estate più impegnata di altri.

[Crediti | Link: Dissapore, New York Times, La Stampa. Immagine: New York Times]