La settimana che è stata tutta una questione di etichetta

I marchi di pasta del test

1 – Settimana faticosa questa. Prima abbiamo diviso l’Italia in 3 gruppi, Nord – Centro – Sud. Poi, levata l’etichetta a 4 marche di paste le abbiamo assaggiate. Risultato: il test sulle penne rigate.

2 – A proposito di etichette. Pensavamo di essere gastrofanatici. Buongustai fa mesozoico. Al massimo neo-forchettoni. Però a metà settimana abbiamo scoperto di essere Foodies. Allora ci siamo chiesti: anno di grazia 2009, cosa leggono questi Foodies?

3 – Etichette 3 | Invece i Foodiots sono persone che non parlano più di sesso, politica o dell’ultimo reality in tv, preferendo concentrarsi sulla Carbonara. O nei casi più gravi, sul gelato al latte di capra. Chi sono i Foodiots italiani? Li abbiamo cercati tra Twitter, friendfeed e Facebook.

4 – Dopo i 500 intossicati del Fat Duck di Londra, uno dei più famosi ristoranti del mondo, ci siamo chiesti — Mangiare frutti di mare e sopravvivere, è ancora possibile?

5 – Dice lo studio che al momento di ordinare ci adeguiamo alle scelte del gruppo. Poi non dite che non vi abbiamo suggerito cosa dovete scegliere quando andate al ristorante.

6 – Occhio, prigioniere della dieta. Photoshop danneggia gravemente te e chi ti sta intorno.

7 – Colpi di scena | Prosegue la conversione di Carlo Cracco, lo chef più in vista di Milano. Da cuoco della ricca e compiaciuta borghesia milanese a guerriero ambientalista propugnatore di una cucina poco costosa.

8 – Anche le formiche, nel loro piccolo, si mangiano (varianti: api, vermi, scorpioni). VOI non volete? LORO riuniscono i cervelli del marketing, si aggiornano, e le ficcano nel lecca lecca, nel miele, nei cioccolatini. V-o-mi-t-e-v-o-l-i.

9 – Coldiretti=Coltivatori diretti della notizia. Come si fa a scrivere pochi giorni dopo l’attentato di Kabul: “Con dieta mediterranea in caserma si vince guerra“. (Articolo senza articoli, tra l’altro).

10 – Millemila discussioni non hanno chiarito se le guide ai ristoranti sono meglio con o senza voti. Il caso Identità Golose 2010.