KFC: la spagnola AmRest vende i suoi ristoranti in Russia

A proposito di KFC: anche la spagnola AmRest ha deciso di vendere tutti i suoi ristoranti in Russia a seguito dell'aggressione di Putin all'Ucraina.

KFC: la spagnola AmRest vende i suoi ristoranti in Russia

Pure la spagnola AmRest, con sede a Madrid, ha deciso di abbandonare la Russia: venderà i suoi ristoranti KFC per 100 milioni di euro (circa 104.48 milioni di dollari). Ad acquisire i locali di KFC gestiti da AmRest ci penserà la società russa Almira, attiva nel settore dei ristoranti e dell’intrattenimento.

KFC: AmRest va via dalla Russia

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Am Rest non è certo la prima azienda occidentale ad aver infine deciso di ritirare, vendere o chiudere tutte le proprie attività in Russia, a seguito dell’invasione di quest’ultima in Ucraina.

Non si sa molto di questa transazione, tranne che AmRest ha specificato che la vendita dei suoi locali KFC in Russia ad Almira non richiederà ulteriori valutazioni rispetto a quelle che già verranno registrate durante il periodo contabile che terminerà a giugno. E pensare che, prima della guerra fra Russia e Ucraina, il paese guidato da Vladimir Putin era uno dei mercati principali di questa azienda del settore della ristorazione.

Già a marzo, poco dopo lo scoppio della guerra, ecco che KFC (insieme a Pizza Hut) aveva annunciato che avrebbe chiuso i suoi punti vendita in Russia. Cosa che ad ottobre è puntualmente avvenuta con i ristoranti KFC che sono stati acquisiti da aziende e magnati russi che hanno subito provveduto a ribattezzare questi locali di fast food con nomi russi.

Stessa cosa, se ricordate, è successa con McDonald’s: da subito quest’ultimo aveva deciso di chiudere i suoi 850 ristoranti in Russia, anche se la cosa gli sarebbe costata assai cara. Subito una società russa si era affrettata a comprare ristoranti e attrezzature: dopo un restyling minimo, ecco che i fast food erano stati riaperti, anche se con nomi, loghi e menu russi. E non senza qualche problema, come quello relativo al nome: appena aperto e già c’erano pasticci col nome.

Questo per tacere della mancanza cronica di patatine fritte (con i nuovi gestori russi che sostenevano che fossero gli occidentali a non volergi vendere le materie prime…) e della muffa e degli insetti trovati nei panini della catena (con tanto poi di divieto di fare foto all’interno dei locali, giustificato dai gestori per motivi di sicurezza e privacy, ma che i soliti malpensanti ipotizzavano fosse stato istituito per evitare di continuare a far vedere le suddette muffe e insetti.)

Più difficoltosa la situazione di Burger King che voleva chiudere prima i suoi ristoranti in Russia, ma che a causa di accordi particolari era stato impossibile fare sin da subito.